lunedì 21 gennaio 2008

E' suonato il de profundis per Italia.it. Forse.

ERRORE! Non è stato possibile connettersi al server remoto. L'indirizzo http://www.italia.it/ cui si è tentato di accedere, non è al momento disponibile. Assicurarsi che l'URL sia stato digitato correttamente, punteggiatura inclusa, e provare a ricaricare la pagina. Sì, l'url l'ho digitata correttamente, punteggiatura inclusa, ma la pagina non si carica. Non si caricherà mai più.
E' stata scritta così la parola FINE sull'ingloriosa avventura del portale Italia.it. Nel silenzio generale alle ore 8.30 di venerdì scorso, malinconicamente, è scomparso dal web il cetriolo verde (potete vederlo qui accanto e devotamente ricordarlo) vessillo del turismo italiano che Prodi in persona definì punto grafico in grado di riprodurre, e accompagnarsi, al segno dell'Italia e per il quale tutti gli italiani, come un sol uomo, furono onorati di spendere 100 mila euro.
E se per tenerlo a battesimo il ministro per i beni e le attività culturali Rutelli sfoderò nientemeno che il suo scintillante inglese, al suo funerale sono stati in pochi ad andarci più per dovere che per rispetto.
La notizia ufficiale della chiusura di Italia.it è arrivata solo questa mattina, a darla il capo dipartimento per l'Innovazione tecnologica, Ciro Esposito. Silenzio dalle istituzioni.
Per riassumere i termini dell'incredibile vicenda del portale, riporto di seguito un brano del post Carrozzoni che ho pubblicato all'inizio dello scorso novembre

Italia.it: quanto costa un fallimento

Italia.it è il portale nazionale del turismo nato per promuovere sul web il patrimonio culturale, ambientale, agroalimentare ed enogastronomico del nostro Paese. Quanti soldi ci siano voluti per realizzarlo è in realtà un mistero, sono comunque tanti…tantissimi, soprattutto se si considera che stiamo parlando di un sito internet. Le fonti più attendibili (Il Sole 24 ore) dicono che a fronte di uno stanziamento di complessivi 58 milioni di euro ne sarebbero stati finora effettivamente investiti 35,9: 21 milioni per i contenuti regionali, 4 per quelli nazionali, 7,8 per la piattaforma tecnologica, la parte restante per la chiusura del “cantiere” e la promozione. Il solo logo (la scritta “Italia” in cima al sito, il cetriolo verde per intenderci) è costata 100 mila euro.
Con questo fiume di denaro impiegato uno si aspetta che Italia.it sia il sito migliore e il più visitato dell’universo. Purtroppo non è così. Anzi. Dopo un inizio tormentato (una gestazione lunghissima, due presentazioni ufficiali e persino una commissione d’indagine del ministro Nicolais) Italia.it è stato stroncato dalla rete. Tralasciando che l’era dei portali si è conclusa alla fine degli anni ’90, italia.it si riduce ad essere un insieme di semplici informazioni, reperibili attraverso i motori di ricerca, per di più molto spesso infarcite di autentici strafalcioni (
faticosamente recuperati). Non è finita, dal punto di vista tecnico ci sono una serie di problemi soprattutto riguardanti la compatibilità e l’accessibilità ai soggetti disabili (problema, quest'ultimo, risolto...alla vigilia della chiusura). Alexa.com considera il portale del turismo italiano un sito dal traffico scarsissimo.
Dicevo che l’ammontare esatto del denaro speso per Italia.it rimane un mistero perché il governo si è rifiutato di fornire la documentazione relativa all’intero progetto a seguito della richiesta avanzata da Scandalo italiano (sito che conduce un costante e minuzioso monitoraggio su tutte le tare di Italia.it) e sottoscritta da 1500 persone, che si sono fatte interpreti della montante indignazione nei confronti dell’intera vicenda.
E’ notizia degli ultimi giorni (
18 ottobre 2007) la dichiarazione del ministro Rutelli durante un incontro del Comitato nazionale per il turismo: "Facciano qualcosa, altrimenti è meglio lasciar perdere". Il portale più costoso ed inefficiente del mondo sembra così avviato malinconicamente alla chiusura definitiva, tanto più che la sua piattaforma tecnologica appare ormai superata e le regioni non la considerano più all’altezza della propaganda del turismo locale.
La storia di Italia.it è l’ulteriore prova (si veda il caso del ddl Levi) della profonda ignoranza con la quale la politica si rapporta alla rete e alle sue esigenze. Ma questo è il meno peggio, il mastodontico spreco di denaro pubblico è una vergogna che si commenta da sola come da sola si commenta la volontà da parte del governo di insabbiare il caso negando l’accesso alla documentazione che spiega come si sia potuto spendere tanto per un sito internet.
Paolo Valdemarin, fondatore della società di sviluppo web, Evectors, uno che si intende di cose della rete, in una intervista a La Stampa.it dichiara che avrebbe speso un quinto della cifra impiegata dal governo per creare uno strumento wiki, aperto alla collaborazione dei singoli, collegato a Wikipedia, nella quale sarebbero confluite tutte le informazioni circa le principali attrazioni culturali italiane. Insomma uno strumento moderno, funzionale, utile e soprattutto immensamente meno costoso.

Esposito, dando la notizia della chiusura ufficiale di Italia.it, non demorde. Tenta dapprima di minimizzare l'entità dei fondi effettivamente investiti parlando di “soli” 7 milioni, poi rilancia annunciando che il progetto è solo momentaneamente sospeso, ci sono tutte le risorse per riprendere il lavoro, bisognerà vedere però con quali regole e quale gestore. E mentre si sente distintamente puzza di altri possibili sprechi, le regioni, nella persona di Margherita Bozzano, assessore al turismo della Regione Liguria e responsabile del portale per le regioni in Italia.it, battono cassa richiedendo i 21 milioni di euro che, pur avendo approvato i progetti, non hanno mai ricevuto. La parola FINE che davo per scontato fosse stata scritta su questa storia pare sarà, di qui a poco, cancellata.
In un post di dicembre, Scandalo Italiano pone l'attenzione su un parere dell'Avvocatura dello Stato che attribuisce il fallimento di Italia.it alle condizioni troppo generiche del capitolato d'appalto e al mancato coordinamento tra appaltante e fornitore (Innovazione Italia Spa, RTI, IBM). Il parere dell'Avvocatura dello Stato può essere alla base di un esposto alla Corte dei Conti affinché avvii un'azione di recupero del danno subito dall'Erario. Anche il Codacons, buono ultimo, pensa di percorrere la stessa strada.
Il silenzio di Rutelli e Nicolais si è nel frattempo fatto assordante e a noi non resta che aspettare il sempre più probabile sequel di questa ennesima vergogna italiana.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

ANSA) - ROMA, 21 GEN -La responsabilita' per la fine del progetto del portale 'Italia.It', afferma il ministro dei beni culturali Rutelli e' del precedente governo.. Il progetto del portale, spiega, 'fu varato dal precedente governo, voluto e validato dall'allora ministro per l'Innovazione Lucio Stanca. Se si cercano responsabilita' per l'inefficacia della soluzione tecnologica e l'incongruita' dei finanziamenti ci si rivolga' a loro.' Neppure un euro e' stato gestito, ne' speso dal Dipartimento del Turismo'

Anonimo ha detto...

Bè è fantastico! Allora se ho capito bene funziona così, quando si tratta di extragettiti e tesoretti di varia natura il merito è esclusivamente del Governo in carica. Quando si tratta di insuccessi e guasti la colpa è del precedente governo...
Nei post dedicati ad Italia.it ho sempre parlato di colpe della politica in generale, ma è innegabile che tutta la fase operativa è stata seguita dai ministri Rutelli e Nicolais e gestita in maniera che non esito a definire scandalosa. Le reticenze, il dilettantismo, il tentaivo di insabbiamento delle informazioni, la mole mastodontica di denaro sperperato sono per gran parte colpa delle Regioni e del Governo in carica. In carica?

Anonimo ha detto...

Caro Luciano, io credo invece che il problema, come al solito, sia nelle procedure esecutive gestite da funzionari o dirigenti incapaci ed incompetenti, lì schiaffati da qualche abile tiratore di calci in .... . Nulla toglie che Rutelli abbia le sue innegabili responsabilità nella vergognosa fase esecutiva di quel progetto, quantomeno per il ruolo istituzionale ricoperto che comprende anche e soprattutto l'onere di vigilanza sull'operato dei propri esecutori. Lo Stato apparato è ormai una vecchia auto scassata da sostituire. I politici non sono altro che i piloti...

Anonimo ha detto...

poveri politici
semplici PILOTI
mal pagati
alla guida di un auto scassata...
non scasseranno di più?...
o e meglio che vadano a scassare altrove?

Anonimo ha detto...

Guarda che il pilota di solito non è povero ed è lui che ha il potere sull'auto, scassata o buona che sia.
Quello che voglio dire credo che sia chiaro.è necessario un radicale rinnovamento negli organi dirigenti (Politici) e degli organismi di funzionamento non a nomina politica (tra virgolette).
Senza rigenerazione di questi ultimi potranno cambiare milioni di governi ma l'incopentenza farà sempre da padrona. Iniziassero quindi a pensare di far gestire ad organismi sovranazionali i concorsi pubblici mediante commissioni esaminatrici e/o di vigilanza nominate dall'UE, composte da membri di altra nazionalità, a rotazione per ogni stato membro.

Vaxgelli ha detto...

Se proprio vuoi divedere le colpe tra i due Governi che hanno "guidato" il progetto di italia.it, allora dovresti almeno citare Stanca che ha stanziato 45 milioni di euro per il portale, che quando è stato preso in mano dal Governo Prodi era già una palla al piede (e tale è restata).