Il fatto è di tutto rilievo. Dopo quelle minacciate e poi ritirate, quelle tattiche tese a far risalire le proprie quotazioni politiche in ribasso, quelle suggerite, quelle paventate, quelle ventilate, quelle adombrate e poi comunque alla fine mai date, sono arrivate delle dimissioni autentiche. Vere. Certo, di questi tempi bisogna accontentarsi, a dimettersi non è stato né Visco, né Mastella, né Amato tantomeno Prodi ma Daniele Capezzone che il 7 novembre, con una lettera indirizzata al Presidente Bertinotti ha rassegato le proprie dimissioni dalla carica di presidente della decima commissione attività produttive della Camera, comunicando inoltre la volontà di uscire dal gruppo della Rosa nel pugno per aderire al gruppo misto.
Nella lettera Capezzone dice di considerare esauriti la fase e l'assetto politici che determinarono quell'elezione, il Governo e la maggioranza -di fatto- non esistono più politicamente, o comunque non sono assolutamente in condizione di svolgere alcuna funzione positiva. Ha parlato di un uso assai grave del denaro e della spesa pubblica, sulla riforma elettorale ha precisato che essa non può tramutarsi in un alibi per rinviare il momento elettorale alle calende greche.
Capezzone ha inoltre giustificato l'abbandono del gruppo della Rosa nel pugno affermando che esso sopravvive pressoché esclusivamente come strumento tecnico attraverso il quale diverse organizzazioni e realtà partitiche perseguono i loro attuali (e fra loro diversi) scopi. Non è un mistero infatti che tra radicali e socialisti ci sia ormai netta contrapposizione al punto che questi ultimi, sostenendo di essere maggioritari, rivendicano il ministero della Bonino.
Il definitivo divorzio tra l'ex segretario dei Radicali italiani e la maggioranza di centro-sinistra aveva avuto importanti avvisaglie: la sostituzione forzata alla guida del suo partito, i distinguo sempre più marcati con la politica economica di Prodi, la fondazione del network Decidere.net, hanno rappresentato in questi mesi il progressivo allontanamento di Capezzone dall'immobilismo dell'Unione, che pure aveva contribuito a portare al governo, e una crescente intesa, sulla base dei contenuti, con la CdL.
Il punto ora è cosa deciderà di fare Capezzone. Il panorama politico italiano è disseminato di piccole formazioni che si richiamano a vario titolo ai valori del liberalismo ma che hanno un peso elettorale del tutto irrilevante, Capezzone non può fare questa fine e può altresì rappresentare, con Decidere.net, un'occasione per catalizzare queste energie e convogliarle nell'unico posto dove queste hanno una possibilità di contare qualcosa: all'interno di Forza Italia. L'idea di una costituente che porti alla fondazione di un nuovo partito, una aggregazione più o meno ampia dei soggetti liberali alleati con il centro-destra è un'ipotesi anch'essa da scartare. Da un lato l'esigenza di semplificare il quadro politico italiano e dall'altra quella di rendere più forte la componente laica e liberale all'interno di Forza Italia, nell'alveo delle forze conservatrici moderne (non solo democratico cristiane) del Partito Popolare europeo, impongono scelte diverse.
I Riformatori Liberali fondati da Benedetto Della Vedova e Marco Taradash nel 2005 al momento dell'alleanza dei Radicali con l'Unione, si sono mossi esattamente in questo senso, c'è da sperare che, dopo un fisiologico periodo di decantazione, Daniele Capezzone e le altre formazioni autenticamente liberali percorrano la stessa strada. Ne guadagnerebbero loro stesse, ne guadagnerebbe Forza Italia e la CdL, ne guadagnerebbe forse il Paese.
Nella lettera Capezzone dice di considerare esauriti la fase e l'assetto politici che determinarono quell'elezione, il Governo e la maggioranza -di fatto- non esistono più politicamente, o comunque non sono assolutamente in condizione di svolgere alcuna funzione positiva. Ha parlato di un uso assai grave del denaro e della spesa pubblica, sulla riforma elettorale ha precisato che essa non può tramutarsi in un alibi per rinviare il momento elettorale alle calende greche.
Capezzone ha inoltre giustificato l'abbandono del gruppo della Rosa nel pugno affermando che esso sopravvive pressoché esclusivamente come strumento tecnico attraverso il quale diverse organizzazioni e realtà partitiche perseguono i loro attuali (e fra loro diversi) scopi. Non è un mistero infatti che tra radicali e socialisti ci sia ormai netta contrapposizione al punto che questi ultimi, sostenendo di essere maggioritari, rivendicano il ministero della Bonino.
Il definitivo divorzio tra l'ex segretario dei Radicali italiani e la maggioranza di centro-sinistra aveva avuto importanti avvisaglie: la sostituzione forzata alla guida del suo partito, i distinguo sempre più marcati con la politica economica di Prodi, la fondazione del network Decidere.net, hanno rappresentato in questi mesi il progressivo allontanamento di Capezzone dall'immobilismo dell'Unione, che pure aveva contribuito a portare al governo, e una crescente intesa, sulla base dei contenuti, con la CdL.
Il punto ora è cosa deciderà di fare Capezzone. Il panorama politico italiano è disseminato di piccole formazioni che si richiamano a vario titolo ai valori del liberalismo ma che hanno un peso elettorale del tutto irrilevante, Capezzone non può fare questa fine e può altresì rappresentare, con Decidere.net, un'occasione per catalizzare queste energie e convogliarle nell'unico posto dove queste hanno una possibilità di contare qualcosa: all'interno di Forza Italia. L'idea di una costituente che porti alla fondazione di un nuovo partito, una aggregazione più o meno ampia dei soggetti liberali alleati con il centro-destra è un'ipotesi anch'essa da scartare. Da un lato l'esigenza di semplificare il quadro politico italiano e dall'altra quella di rendere più forte la componente laica e liberale all'interno di Forza Italia, nell'alveo delle forze conservatrici moderne (non solo democratico cristiane) del Partito Popolare europeo, impongono scelte diverse.
I Riformatori Liberali fondati da Benedetto Della Vedova e Marco Taradash nel 2005 al momento dell'alleanza dei Radicali con l'Unione, si sono mossi esattamente in questo senso, c'è da sperare che, dopo un fisiologico periodo di decantazione, Daniele Capezzone e le altre formazioni autenticamente liberali percorrano la stessa strada. Ne guadagnerebbero loro stesse, ne guadagnerebbe Forza Italia e la CdL, ne guadagnerebbe forse il Paese.
2 commenti:
Innanzitutto ti ringrazio per essere passato dal mio nuovo blog. In secondo luogo ti esprimo il mio sincero apprezzamento per il tuo essere così sempre ben informato, in una fase in cui mai come adesso c'è sfiducia nella politica e la sfiducia spesso sfocia nel disinteresse. Quanto al contenuto del tuo post, fa piacere vedere che in qualcuno è rimasta un minimo di decenza e di coerenza. Resta comunque scoraggiante il fatto che si tratti di un caso clamorosamente isolato, a fronte di una compagine di governo che ha condannato il Paese all'immobilismo e può contare su ministri coinvolti in faccende poco chiare (o forse troppo chiare).
Grazie mille per aver trattato delle dimissioni di Daniele Capezzone e del ruolo dei liberali nel cdx. Dobbiamo cercare di rafforzare il blocco liberale allo scopo di opporci all'ondata di servi del Leviatano che ha appena invaso la CdL con l'avvento de "La Destra".
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