La dichiarazione che Silvio Berlusconi rese, incalzato dai giornalisti, quel giovedì 18 aprile 2002 in Bulgaria fu un madornale errore. In quello che sarebbe passato alla storia come l’editto di Sofia, l’allora presidente del consiglio sostenne che l’uso che Biagi, Santoro e Luttazzi avevano fatto della televisione pubblica nella campagna elettorale del 2001 era stato criminoso, nulla del genere sarebbe accaduto nella Rai del centro-destra. Alla domanda se il suo fosse l’augurio di non vedere più i tre sugli schermi della tv di Stato, rispose “Ove cambiassero, non è un problema ad personam. Ma siccome non cambiano…”
Durante quella campagna elettorale ne erano successe di tutti i colori: Biagi aveva fatto da Spalla ad un incontenibile Benigni che in prima serata su Raiuno invitava apertamente a votare per Rutelli; nel suo Satyricon, Luttazzi aveva consentito a Marco Travaglio di fare una lunga requisitoria senza contraddittorio sulle vicende giudiziarie dalle quali Berlusconi sarebbe uscito assolto; Santoro per settimane distrusse l’immagine del leader della Cdl nelle sue trasmissioni per le quali la Rai fu poi condannata dall’Autorità garante nelle comunicazioni per parzialità. Insomma ce n’era d’avanzo per indignarsi, ce n’era d’avanzo per gridare alla occupazione militare della Rai, ma la lista di proscrizione proprio no! D’improvviso coloro che con la scusa di informare erano entrati a gamba tesa nell'agone politico a sostegno di una parte, divennero degli eroi, dei martiri immolati sull'altare della libertà di parola. Tralasciando che, come ricostruito da Filippo Facci questi giorni sul Giornale, l'editto di Sofia non fu la causa della chiusura del Fatto di Enzo Biagi e del nuovo ruolo che egli avrebbe dovuto avere in Rai, tutta la vicenda mise in evidenza con quale grossolanità, con quale dilettantismo al limite della tenerezza, il centro-destra si apprestava ad occupare la Rai. Il centro-sinistra lo aveva fatto, e lo avrebbe fatto in futuro, con uno stile e con un efficacia neanche paragonabili.
Era inevitabile che dell'editto di Sofia si tornasse a parlare dopo la scomparsa di Enzo Biagi. Michele Santoro ha dedicato l'ultima puntata di Annozero, alla Rai, alle epurazioni volute da Berlusconi, all'informazione supina al potere, all'autocelebrazione dell'unica, martoriata enclave di libertà di parola rappresentata da loro medesimi. E' ormai noto che alla trasmissione non fosse presente, ancorchè invitato, Filippo Facci, querelato dalla stessa Rai per aver definito l'azienda una cloaca da ripulire, il vero cancro di questo Paese. Al di là delle espressioni usate, Facci nell'articolo che ha fatto infuriare i vertici di viale Mazzini, ha toccato due punti essenziali: il ruolo della Rai e la sua vocazione. Da sempre la tv di Stato è il massimo centro di potere preso d'assalto da tutte le maggioranze, l'editto di Sofia, per come viene descritto, sembra essere stato l'unico atto di ingerenza della politica negli affari della tv di Stato quando invece è stato solo il più rozzo. Per limitare il campo, dall'inizio della cosiddetta seconda Repubblica, tutte le volte che la sinistra è andata al Governo ha compiuto importanti epurazioni, certo più silenziose, meglio tollerate e più velocemente dimenticate rispetto a quelle compiute dai suoi avversari. Non si è fatta mancare neanche gli editti, mi piace citare il Massimo D'alema che chiedeva nel settembre 2006, la defenestrazione dei direttori del Tg1 e del Tg2 Mimun e Mazza, sostenendo che la sinistra era stata fino ad allora troppo buona. Per quanto riguarda invece la vocazione della Rai mi chiedo che bisogno abbiamo del quiz o del reality show di Stato? Quale differenza c'è tra la Rai finanziata anche dal canone e una qualsiasi tv commerciale? Hanno ancora senso le parole “servizio pubblico”?
La Rai oggi, come sempre, vive un periodo difficile. Il Cda è un campo di battaglia: mentre si avvia a conclusione la contesa tra Petroni e il veltroniano Fabiani con cui il centro-sinistra aveva tentato il blitz (Cda, direttore generale e presidenza per sé...), il presidente Petruccioli è stato sfiduciato dalla Commissione di vigilanza e i consiglieri Staderini e Urbani risultano dimessi. Dopo la presentazione del nuovo piano industriale c'è aria di nuove nomine in cui il Pd, nonostante i mugugni degli alleati, farà la parte del leone. I dati economici parlano di un disavanzo tendenziale per il 2010 di 500 milioni di euro e del 40% del fatturato pubblicitario Rai legato alla società di produzione Endemol partecipata da qualche mese da Mediaset.
Se il legame tra Rai e politica vi sembra insopportabile, se vi sembra che la Rai sia ormai a tutti gli effetti una tv commerciale che gode di una sovvenzione pubblica pagata da tutti noi, sappiate che la cura approntata dal centro-sinistra con la legge Gentiloni è peggiore del male. La proposta prevede di sdoppiare la guida dell'azienda in due consegnandola alla Fondazione Rai e alla Rai spa, ognuna con un proprio Cda, senza contare le possibili società operative. Una vera e propria terra di conquista per i partiti.
Per dirla con Facci il legame tra politica e Rai è un vero e proprio cancro. La soluzione sarebbe semplice, sul tappeto da anni e da anni inascoltata. Anche le polemiche di questi giorni sul tetto ai compensi dimostrano chiaramente che la Rai andrebbe privatizzata, messa sul mercato senza ambiguità e privilegi e andrebbe liberalizzata per quanto riguarda la gestione delle trasmissioni di servizio pubblico finanziate dal canone. La domanda è se la politica avrà mai il coraggio di varare una riforma così radicale, se non continuerà ad assumere provvedimenti tesi a cambiare tutto perché tutto resti uguale, se rinuncerà ad uno stato di cose che non avvantaggia altri che se stessa. Io sono fortemente pessimista.
Durante quella campagna elettorale ne erano successe di tutti i colori: Biagi aveva fatto da Spalla ad un incontenibile Benigni che in prima serata su Raiuno invitava apertamente a votare per Rutelli; nel suo Satyricon, Luttazzi aveva consentito a Marco Travaglio di fare una lunga requisitoria senza contraddittorio sulle vicende giudiziarie dalle quali Berlusconi sarebbe uscito assolto; Santoro per settimane distrusse l’immagine del leader della Cdl nelle sue trasmissioni per le quali la Rai fu poi condannata dall’Autorità garante nelle comunicazioni per parzialità. Insomma ce n’era d’avanzo per indignarsi, ce n’era d’avanzo per gridare alla occupazione militare della Rai, ma la lista di proscrizione proprio no! D’improvviso coloro che con la scusa di informare erano entrati a gamba tesa nell'agone politico a sostegno di una parte, divennero degli eroi, dei martiri immolati sull'altare della libertà di parola. Tralasciando che, come ricostruito da Filippo Facci questi giorni sul Giornale, l'editto di Sofia non fu la causa della chiusura del Fatto di Enzo Biagi e del nuovo ruolo che egli avrebbe dovuto avere in Rai, tutta la vicenda mise in evidenza con quale grossolanità, con quale dilettantismo al limite della tenerezza, il centro-destra si apprestava ad occupare la Rai. Il centro-sinistra lo aveva fatto, e lo avrebbe fatto in futuro, con uno stile e con un efficacia neanche paragonabili.
Era inevitabile che dell'editto di Sofia si tornasse a parlare dopo la scomparsa di Enzo Biagi. Michele Santoro ha dedicato l'ultima puntata di Annozero, alla Rai, alle epurazioni volute da Berlusconi, all'informazione supina al potere, all'autocelebrazione dell'unica, martoriata enclave di libertà di parola rappresentata da loro medesimi. E' ormai noto che alla trasmissione non fosse presente, ancorchè invitato, Filippo Facci, querelato dalla stessa Rai per aver definito l'azienda una cloaca da ripulire, il vero cancro di questo Paese. Al di là delle espressioni usate, Facci nell'articolo che ha fatto infuriare i vertici di viale Mazzini, ha toccato due punti essenziali: il ruolo della Rai e la sua vocazione. Da sempre la tv di Stato è il massimo centro di potere preso d'assalto da tutte le maggioranze, l'editto di Sofia, per come viene descritto, sembra essere stato l'unico atto di ingerenza della politica negli affari della tv di Stato quando invece è stato solo il più rozzo. Per limitare il campo, dall'inizio della cosiddetta seconda Repubblica, tutte le volte che la sinistra è andata al Governo ha compiuto importanti epurazioni, certo più silenziose, meglio tollerate e più velocemente dimenticate rispetto a quelle compiute dai suoi avversari. Non si è fatta mancare neanche gli editti, mi piace citare il Massimo D'alema che chiedeva nel settembre 2006, la defenestrazione dei direttori del Tg1 e del Tg2 Mimun e Mazza, sostenendo che la sinistra era stata fino ad allora troppo buona. Per quanto riguarda invece la vocazione della Rai mi chiedo che bisogno abbiamo del quiz o del reality show di Stato? Quale differenza c'è tra la Rai finanziata anche dal canone e una qualsiasi tv commerciale? Hanno ancora senso le parole “servizio pubblico”?
La Rai oggi, come sempre, vive un periodo difficile. Il Cda è un campo di battaglia: mentre si avvia a conclusione la contesa tra Petroni e il veltroniano Fabiani con cui il centro-sinistra aveva tentato il blitz (Cda, direttore generale e presidenza per sé...), il presidente Petruccioli è stato sfiduciato dalla Commissione di vigilanza e i consiglieri Staderini e Urbani risultano dimessi. Dopo la presentazione del nuovo piano industriale c'è aria di nuove nomine in cui il Pd, nonostante i mugugni degli alleati, farà la parte del leone. I dati economici parlano di un disavanzo tendenziale per il 2010 di 500 milioni di euro e del 40% del fatturato pubblicitario Rai legato alla società di produzione Endemol partecipata da qualche mese da Mediaset.
Se il legame tra Rai e politica vi sembra insopportabile, se vi sembra che la Rai sia ormai a tutti gli effetti una tv commerciale che gode di una sovvenzione pubblica pagata da tutti noi, sappiate che la cura approntata dal centro-sinistra con la legge Gentiloni è peggiore del male. La proposta prevede di sdoppiare la guida dell'azienda in due consegnandola alla Fondazione Rai e alla Rai spa, ognuna con un proprio Cda, senza contare le possibili società operative. Una vera e propria terra di conquista per i partiti.
Per dirla con Facci il legame tra politica e Rai è un vero e proprio cancro. La soluzione sarebbe semplice, sul tappeto da anni e da anni inascoltata. Anche le polemiche di questi giorni sul tetto ai compensi dimostrano chiaramente che la Rai andrebbe privatizzata, messa sul mercato senza ambiguità e privilegi e andrebbe liberalizzata per quanto riguarda la gestione delle trasmissioni di servizio pubblico finanziate dal canone. La domanda è se la politica avrà mai il coraggio di varare una riforma così radicale, se non continuerà ad assumere provvedimenti tesi a cambiare tutto perché tutto resti uguale, se rinuncerà ad uno stato di cose che non avvantaggia altri che se stessa. Io sono fortemente pessimista.
1 commento:
E' sempre la solita minestra, ha scocciato. Sempre le stesse storie, sempre le stesse polemiche, sempre gli stessi incolpati.
Luttazzi dalla 7 sta dimostrando quanto Berlusconi avesse ragione. E' solo rancore quello che esprime e se facesse ridere glielo potremmo anche perdonare. Invece è tristissimo.
Voglio segnalarti il mio nuovo blog (qui spero di trattare argomenti un po' più seri) creato insieme a Gianfranco Guccia. L'indirizzo è quellastranacoppia.blogspot.com
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