domenica 26 aprile 2009

Piccola riflessione postuma sul 25 aprile (via facebook, un anno dopo)

Ieri è successo che prima di uscire di casa, ho fatto i miei auguri per il 25 aprile via facebook utilizzando una frase che il Presidente della Repubblica pronunciò durante i festeggiamenti per la Liberazione d'Italia esattamente un anno fa e che riportai in un post anche quello intitolato “Piccola riflessione postuma sul 25 aprile”. La frase è questa:

"Raccontare la Resistenza, coltivarne la storia, senza sottacere nulla, smitizzare quel che c'è da smitizzare, ma tenendo fermo un limite invalicabile rispetto a qualsiasi forma di denigrazione o svalutazione di quel moto di riscossa e riscatto nazionale."
Giorgio Napolitano 25 aprile 2008.

Buon 25 aprile a tutti, per un 25 aprile di tutti.

Come spesso accade su facebook, la risposta non si è fatta attendere. A scrivere un mio amico, non solo un amico virtuale, che dice:

"Un 25 Aprile di tutti? Vuoi vedere che l'Italia il 25 Aprile si è liberata dagli extraterrestri anzichè dai fascisti? Berlusconi, La Russa, Gasparri, Fini, Cicchitto, Maroni, Calderoli, Sacconi, Brunetta, Meloni antifascisti? Francamente, a giudicare dal fare politico e dalle parole, mi sembra alquanto ridicolo che io , antifascista, debba condividere questo giorno con chi, e ci metto la mano sul fuoco, nel '45 sarebbe stato con i repubblichini e contro gli italiani. Parole su parole . Ma la storia rimane quella. Ciao."

Dopo un po' di ripensamenti ho replicato così:

Già...la storia. Ho voluto fare gli auguri per il 25 aprile con una frase che, per l'autorevolezza di chi l'ha pronunciata, il Capo dello Stato, e per il suo significato, un approccio alla storia laico, non fazioso, rappresenta un contributo sincero alla costruzione di quella memoria condivisa che il nostro Paese, a oltre sessant'anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, fatica ad avere. Quella frase di Napolitano dice dei valori della Resistenza che sono di tutti gli italiani perché sono nella Costituzione, in quei principi fondamentali e in quella prima parte che nessuno ha mai avuto intenzione di toccare, dice della guerra civile italiana, del dopo 25 aprile 1945, degli anni del dopoguerra, che per troppo tempo sono stati consegnati a quella che Massimo Teodori ha avuto modo di definire mitologia astorica. In quella frase c'è lo sforzo di parlare dell'antifascismo liberale, di quello cattolico, di quello socialista riformista (considerati minori da certa storiografia) come di movimenti che si distinguevano dalla parte dominante dell'antifascismo comunista per avere come obiettivo l'instaurazione della democrazia in Italia e non il suo asservimento all'Unione sovietica. C'è lo sforzo di ricordare e di rendere omaggio all'esercito degli Stati Uniti, alle armate britanniche e francesi, al contributo dell'esercito italiano senza cui l'Italia non sarebbe potuta essere liberata. C'è lo sforzo di non mettere a tacere le voci che raccontano di quelli che abbiamo imparato a chiamare vinti. In quella frase c'è lo sforzo di riconsegnare profondità ad una storia raccontata per troppo tempo in maniera bidimensionale, interessata, ideologica. Questo è il senso di un 25 aprile che sia di tutti e che deve entrare nei libri di storia per mano di una storiografia finalmente libera. Solo così si costruisce la memoria condivisa di un Paese. Chi ancora oggi si limita a rinchiudersi nel proprio esclusivissimo steccato, ad esercitare da lì la propria presunta, arrogante superiorità che gli viene da una storia alterata, appartiene al passato.

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