giovedì 27 novembre 2008

Popolo della Libertà, lavori in corso

Il Consiglio nazionale di Forza Italia ne ha sancito l'ingresso nel Popolo della Libertà, il percorso verso il nuovo partito prosegue in vista del congresso di marzo

Indietro non si torna. Sono queste le parole d'ordine di ognuna delle componenti che ha deciso di aderire al Popolo della Libertà. E quelle stesse parole sono risuonate venerdì scorso nell'Auditorium alla Conciliazione di Roma quando il Consiglio nazionale di Forza Italia ha sancito l'ingresso del movimento nel Popolo della Libertà approvando per acclamazione la mozione che conferisce allo stesso Consiglio nazionale il potere di definire e indirizzare la politica di Forza Italia fino al 31 dicembre 2009 e che affida al presidente Berlusconi pieno mandato per le scelte e gli adempimenti in vista del primo congresso del Popolo della Libertà che si celebrerà a metà marzo dell'anno prossimo. Nessuno scioglimento dunque, l'esperienza di Forza Italia prosegue tutta intatta e consolidata nel nuovo partito unitario del centrodestra che ne rappresenta la naturale prosecuzione. Emblematico il richiamo di Berlusconi al suo discorso del gennaio 1994 con il quale annunciava la sua discesa in campo.
Da allora sono passati quasi quindici anni e, comunque la si pensi, quello che era definito partito di plastica, ha cambiato la politica italiana. Forza Italia, con circa quattordici anni di anticipo rispetto al Partito democratico, è stato il primo partito postideologico italiano, in grado di dare rappresentanza all'elettorato moderato di provenienza cattolica, socialista e liberale che dopo tangentopoli si sentiva senza rappresentanza. E' stato in grado di creare il centrodestra italiano, condizione essenziale per la costruzione del bipolarismo e di quel bipartitismo che oggi si sta cercando faticosamente di realizzare. Prima della nascita di Forza Italia la destra italiana era formata da un partito da sempre marginalizzato come il Movimento sociale e dal Partito liberale esiguo ed elitario. L'appoggio dell'imprenditore Berlusconi (“Se fossi a Roma voterei per lui”) al segretario Msi, candidato alla carica di sindaco di Roma, Gianfranco Fini nell'autunno del 1993, mise in moto il processo di revisione ideologica del partito di Almirante che sarebbe divenuto Alleanza nazionale con la svolta di Fiuggi. La nascita di Forza Italia consentì di realizzare alle elezioni del 1994 il Polo delle libertà (alleanza tra Forza Italia e Lega nord che si presentava nelle regioni settentrionali) e il Polo del buon governo (alleanza tra Forza Italia e An nel sud del Paese) intuizione che, lo dimostrarono i fatti, si rivelò troppo avanzata per quegli anni ma che rappresentava già l'assetto dell'attuale centrodestra.
La struttura “leggera” di Forza Italia, la sua forma di movimento piuttosto che di vero e proprio partito hanno anticipato di molti anni le discussioni a cui assistiamo oggi sui “partiti liquidi” o sui “partiti all'americana”. Il lascito o meglio il bagaglio che Forza Italia porta al PdL è il suo elettorato (la sua percentuale di consenso a livello nazionale non è mai scesa al di sotto del 20,6 conseguito alle elezioni politiche del 1996 ed è arrivata ad un massimo del 30,6 alle europee del 1994), l'aver svolto un ruolo centrale nella politica italiana degli ultimi quindici anni, l'aver formato una nuova classe dirigente.
La costruzione del Popolo della Libertà è un percorso complesso ma irreversibile. In una recente intervista all'Occidentale il portavoce di Forza Italia, Daniele Capezzone sosteneva che, al di là delle fisiologiche difficoltà organizzative, il PdL “ha centrato i tre obiettivi per la realizzazione di un compiuto bipartitismo all’americana. Leadership forte, compattezza programmatica e un grande pluralismo culturale espresso da fondazioni, centri studio, associazioni, riviste. Luoghi dove si produce software politico”. In realtà la forza del PdL trova fondamento nel proprio elettorato che prima della sua classe dirigente era pronto a riconoscersi in una formazione unitaria come dimostrato dalla grande manifestazione del 2 dicembre 2006 contro il governo Prodi. Con la “rivoluzione del predellino” Berlusconi non fece altro che intercettare e dar voce a questo sentimento, dando prova della sua straordinaria sintonia con la base del centrodestra, e il Popolo della Libertà nacque nel modo più democratico possibile, con i 14 milioni di voti ottenuti alle elezioni del 13 e 14 aprile. Un altro punto di forza del PdL è il suo solido e indiscusso ancoraggio al Partito Popolare europeo e ai suoi valori, soprattutto se si pensa che il Partito democratico è ben lontano dall'aver raggiunto un'intesa sul proprio riferimento a Strasburgo.
Insomma tutto conferma che quella che si realizzerà nel PdL non sarà una fusione a freddo ma le questioni organizzative rimangono. Intanto è stabilito che le quote di partecipazione al nuovo partito sono del 70% per Forza Italia, che darà diritto di tribuna ai partiti minori, e del 30% per Alleanza nazionale. All'intera fase costitutiva sovrintendono il Comitato costituente e il gruppo di lavoro per lo Statuto che sarà presentato al congresso di marzo. Uno dei punti più controversi riguarda la forma da dare al partito, se una struttura più leggera e senza tessere o una più tradizionale. Alla fine è probabile che si sarà indirizzati verso la prima opzione con l'esclusione di un sistema di iscrizione effettivo almeno per i primi anni. Senza dubbio si punterà ad una maggiore utilizzazione di Internet e delle nuove comunicazioni.
Per quanto riguarda la guida del partito l'orientamento prevalente vorrebbe una direzione politica composta da un numero ristretto di persone che affiancherebbe il reggente. Il capogruppo del PdL alla Camera, Cicchitto auspica si costituisca anche una cabina di regia fra governo, gruppi parlamentari e partiti della maggioranza.
I problemi sul tappeto restano molti, dall'armonizzazione delle strutture politico-partitiche a livello territoriale alla gestione dei patrimoni immobiliari e delle casse fino alle questioni di ordine logistico. Mentre si continuerà a lavorare allo scioglimento di questi non facili nodi, l'appuntamento con gli elettori è per il 13-14 e il 20-21 dicembre presso i 10 mila gazebo allestiti in tutta Italia per scegliere una larga parte dei seimila delegati (3.500 per Forza Italia, 1.800 per Alleanza nazionale, 700 per gli altri partiti) che interverranno al congresso fondativo di marzo. Il sistema prevede liste bloccate su base regionale e provinciale alle quali potranno essere aggiunti o cancellati tre nomi a scelta.
Il percorso a tappe forzate verso il PdL è dunque avviato, dopo il congresso il suo primo banco di prova saranno le elezioni europee. Si punta al 40% senza dimenticare la vocazione maggioritaria.

1 commento:

Anonimo ha detto...

il mio commento (più che altro un articolo sulle dichiarazioni di Fini in merito al cesarismo) lo trovate qui:

http://www.neolib.eu/index.php?option=com_content&view=article&id=164:fini-tu-chiamalo-se-vuoi-cesarismo&catid=1:news&Itemid=2