mercoledì 20 febbraio 2008

Il Popolo della libertà è una grande forza unitaria. Lo sia anche a Toritto

La scelta più conveniente per il centrodestra sarebbe stata quella di presentarsi alle elezioni, se non con tutte le liste disponibili ad entrare nell'alleanza, almeno con quelle dei quattro fondatori della Casa delle libertà. Abbandonate le assurde logiche del tridente e degli smarcamenti che condussero alla sconfitta del 2006, una ritrovata unità attorno a Berlusconi candidato premier, avrebbe consentito alla rediviva Cdl di vincere le elezioni a mani basse.
Invece no. Con un atto di coraggio Forza Italia, An e altri partiti minori, hanno deciso di portare sulla scheda il simbolo del Popolo della libertà, primo fondamentale passo verso la costruzione del grande partito dei moderati e dei liberali. Un atto di coraggio e non di necessità come quello di Veltroni che proprio di necessità ha fatto virtù, essendo del tutto impensabile la riproposizione della stessa scalcagnata compagnia di giro che formava l'Unione di Prodi. Un atto di coraggio che ha portato a rotture e rinunce in termini di consenso a vantaggio, si spera, di una maggiore stabilità.
L'idea del partito unitario arriva da lontano ed è stata da sempre più un'idea di popolo, appunto, che non di vertice. Berlusconi ne parlava dal 2002 come del suo lascito alla politica italiana, la sempre maggiore convergenza tra Forza Italia e Alleanza nazionale su posizioni conservatrici, liberali, identitarie, ha dotato quell'idea iniziale di una piattaforma ideologica e di valori saldamente inserita nell'alveo del Partito popolare europeo. Il popolo della manifestazione del 2 dicembre del 2006 a Roma, ha offerto ai vertici del centrodestra la chiara dimostrazione che i loro elettori erano pronti a riconoscersi in un partito unitario. Inspiegabilmente, un percorso che sembrava già avviato verso una conclusione felice, si è bloccato. Infatti se si esclude l'azione delle fondazioni Craxi, Liberal e Farefuturo da un lato, e quella dei Circoli della libertà dall'altro, per molto tempo il progetto del partito unitario è stato abbandonato fino a quella salutare ventata della rivoluzione del predellino che ha aperto la strada alla nascita del Popolo della libertà.
Il suo primo banco di prova saranno le elezioni del 13 e 14 aprile, il simbolo sarà presente anche a livello locale. In Parlamento si costituiranno gruppi unitari del Pdl e, in seguito, una stagione di congressi, dovrebbe sancire la sua nascita anche dal punto di vista formale.
Un processo così importante non può non avere ricadute dirette ed immediate anche sui delicati equilibri del centrodestra torittese. Credo che la fase autolesionista della lacerazione tra AN e il resto della Cdl, che tanti danni ha creato in passato, sia da considerarsi del tutto archiviata. Le recenti battaglie comuni contro la speculazione edilizia contrabbandata dal sindaco Geronimo come grande occasione di sviluppo, lo dimostrano ampiamente. Oggi la nascita del Popolo della libertà impone uno scatto nella direzione di un lavoro condiviso tra tutte le forze che si riconoscono in questo progetto, a cominciare dalla campagna elettorale.
Forza Italia, An e altri partiti minori si ritroveranno nel giro di poco a far parte di una grande forza unitaria e il centrodestra torittese non può arrivare in ritardo a questo appuntamento, avendo il dovere di presentarsi finalmente con un solo simbolo alle elezioni comunali del 2009. Parlo di dovere perché il centrodestra, diviso al proprio interno, si è reso responsabile per ben due volte della consegna del nostro Comune alla cronica crisi di risultati di una sinistra boriosa e minoritaria. Tutto il centrodestra ha il dovere, prima che la legittima aspirazione, che questo non accada più, nell'interesse di Toritto. La nascita del Popolo della libertà rappresenta un'occasione preziosa per capitalizzare gli sforzi fatti finora sulla strada dell'unità. Un'occasione che sarebbe imperdonabile sprecare.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Stamattina , in radio, ho ascoltato le dichiarazioni di Berlusconi e Veltroni rilasciate ieri sera.L'uno "promette" che, in caso di pareggio, si debba iniziare il discorso delle larghe intese. L'altro riprende a cavalcare il proprio cavallo di battaglia: la politica nuova per progetti nuovi.
Quanto a Berlusconi, la sua affermazione potrebbe essere foriera di dubbi nel proprio elettorato fedele. Parrebbe che il "Mi consenta" abbia, adesso, timore di affrontare una battaglia che secondo me è già vinta. Sbaglia, ancora una volta, a parlare in questi termini. Non ricorda forse che, dall'altra parte, la sinistra antagonista (i comunisti), a mio avviso, avranno un peso nettamente superiore rispetto a Casini e gli Storaciani di Destra. MA il Berlusca è uno stratega e sono altrettanto convinto che vi sia, dietro tutto ciò, una valida ragione.
Dall'altro lato, la patetica presa di posizione di Veltroni nei confronti dell'uscente Governo Prodi è inconfutabilmente un insulto all'intelligenza di tutti gli italiani. Vorrei vedere chi sarebbe il mimistro dell'economia se non Visco (ancorchè in celata veste di qualche testa di legno). Sono convinto che molti elettori DS voteranno per Bertinotti che, quanto a coerenza, se lo meriterebbe.