Non è un bel periodo per la sinistra di lotta e di governo e, nell’attesa di vederla tornare il prima possibile ad occuparsi solo di lotta lasciando il governo ad altri, proviamo a capire quali pensieri la agitano. Quella di sabato scorso a piazza San Giovanni è stata la manifestazione di una minoranza sonoramente sconfitta al referendum sul protocollo sul welfare, il cui risultato ha visto prevalere i sì all’82% confermando così non solo la timida quanto costosa marcia indietro del governo Prodi rispetto alla riforma delle pensioni voluta da Maroni, ma soprattutto l’impianto della odiatissima legge 30/03 (legge Biagi).
In realtà il vero obiettivo della manifestazione non era la protesta contro la legge Biagi, il protocollo sul welfare o il governo bensì quello di rifarsi il trucco e mettere in bella mostra i clichè di un’immagine appannata in attesa dell’appuntamento elettorale che anche nella sinistra massimalista sanno imminente.
Sempre sabato a Roma, presso Teatro Capranica si è svolto il convegno promosso dal Comitato per la difesa e l’attuazione della legge Biagi che si poneva come contraltare alla manifestazione. Al centro del dibattito l’importanza delle leggi Treu e Biagi, l’esigenza della loro piena applicazione e le riforme di cui necessita il diritto del lavoro. Erano presenti esponenti politici di entrambi gli schieramenti, rappresentanti di Confindustria, Confcommercio e Confcooperative, i leader sindacali di Cisl e Uil, Bonanni e Angeletti, il giuslavorista Pietro Ichino.
L’incontro si è aperto nel ricordo di Marco Biagi e della sua opera troppo spesso vilipesa e dileggiata, si pensi alle vergognose uscite del deputato Caruso o da ultimo al libro di Beppe Grillo, Schiavi moderni, assurdamente elogiato dalla Presidenza della Repubblica, che pescando nel qualunquismo descrive la legge Biagi come l’origine stessa del precariato.
In realtà la legge 30, naturale sviluppo del pacchetto Treu del 1997 che liberalizzò il mercato del lavoro abolendo il monopolio statale del collocamento e introducendo le agenzie per la fornitura del lavoro temporaneo, si è limitata ad introdurre la regolamentazione della flessibilità che sempre più spesso è precondizione per un’assunzione a tempo indeterminato.
Daniele Capezzone, Presidente della commissione attività produttive della Camera, ha ricordato come dei 2,6 milioni di nuovi contratti prodotti dalla legge Biagi ben 1,8 milioni sono oggi a tempo indeterminato, va notato inoltre, che la quota dei contratti di lavoro a termine dal 2000 al 2006 non ha avuto un aumento apprezzabile. Questo significa che le regole introdotte hanno permesso a molte persone senza lavoro o che lavoravano in nero di avere un contratto regolare.
Un altro luogo comune che va smentito riguarda i rapporti di collaborazione autonoma continuativa che, riconosciuti dalla legge italiana fin dal 1959, dopo l’introduzione della legge Biagi sono tutt’altro che aumentati stante la disciplina restrittiva prevista.
La legge Treu e la legge Biagi hanno prodotto risultati considerevoli in termini di inclusione e flessibilità ma la loro applicazione deve essere perseguita con maggiore determinazione, innanzitutto scongiurando il rischio di controriforme, e poi attuando il Libro bianco del 2001 volano per un assetto più compiuto degli ammortizzatori sociali, oltre che per lo Statuto dei lavori. Oggi il nostro sistema è caratterizzato dalla contrapposizione tra i lavoratori insider, più anziani, sindacalizzati e ipergarantiti, anche in termini pensionistici, e lavoratori outsider, i giovani, sui quali si scarica tutto il peso della flessibilità del mercato del lavoro. L’esigenza primaria è quindi quella di spostare risorse dalle rendite, pensioni comprese, in favore degli ammortizzatori sociali. Il Senatore Maurizio Sacconi, già sottosegretario al welfare nel governo Berlusconi, ma messo in evidenza come sia necessaria una correlazione tra maggiori tutele per i lavoratori e flessibilità in uscita.
L’introduzione del contratto unico, contratto nel quale le tutele per il lavoratore crescono con il progredire dell’anzianità aziendale, sembra essere una importante novità in questo senso. L’esigenza è quindi quella di un mercato del lavoro più aperto e meno garantito. I problemi del lavoro nero, del divario territoriale e di genere, dell’eccessivo costo del lavoro e della correlata esiguità dei salari non possono essere risolti con ricette propagandistiche ed involutive. Il modo migliore e più veloce per avvicinarsi agli obiettivi posti a livello europeo dal Consiglio di Lisbona è quello di applicare le leggi esistenti e al tempo stesso proseguire nell’azione riformatrice. Speriamo che accada al più presto.
In realtà il vero obiettivo della manifestazione non era la protesta contro la legge Biagi, il protocollo sul welfare o il governo bensì quello di rifarsi il trucco e mettere in bella mostra i clichè di un’immagine appannata in attesa dell’appuntamento elettorale che anche nella sinistra massimalista sanno imminente.
Sempre sabato a Roma, presso Teatro Capranica si è svolto il convegno promosso dal Comitato per la difesa e l’attuazione della legge Biagi che si poneva come contraltare alla manifestazione. Al centro del dibattito l’importanza delle leggi Treu e Biagi, l’esigenza della loro piena applicazione e le riforme di cui necessita il diritto del lavoro. Erano presenti esponenti politici di entrambi gli schieramenti, rappresentanti di Confindustria, Confcommercio e Confcooperative, i leader sindacali di Cisl e Uil, Bonanni e Angeletti, il giuslavorista Pietro Ichino.
L’incontro si è aperto nel ricordo di Marco Biagi e della sua opera troppo spesso vilipesa e dileggiata, si pensi alle vergognose uscite del deputato Caruso o da ultimo al libro di Beppe Grillo, Schiavi moderni, assurdamente elogiato dalla Presidenza della Repubblica, che pescando nel qualunquismo descrive la legge Biagi come l’origine stessa del precariato.
In realtà la legge 30, naturale sviluppo del pacchetto Treu del 1997 che liberalizzò il mercato del lavoro abolendo il monopolio statale del collocamento e introducendo le agenzie per la fornitura del lavoro temporaneo, si è limitata ad introdurre la regolamentazione della flessibilità che sempre più spesso è precondizione per un’assunzione a tempo indeterminato.
Daniele Capezzone, Presidente della commissione attività produttive della Camera, ha ricordato come dei 2,6 milioni di nuovi contratti prodotti dalla legge Biagi ben 1,8 milioni sono oggi a tempo indeterminato, va notato inoltre, che la quota dei contratti di lavoro a termine dal 2000 al 2006 non ha avuto un aumento apprezzabile. Questo significa che le regole introdotte hanno permesso a molte persone senza lavoro o che lavoravano in nero di avere un contratto regolare.
Un altro luogo comune che va smentito riguarda i rapporti di collaborazione autonoma continuativa che, riconosciuti dalla legge italiana fin dal 1959, dopo l’introduzione della legge Biagi sono tutt’altro che aumentati stante la disciplina restrittiva prevista.
La legge Treu e la legge Biagi hanno prodotto risultati considerevoli in termini di inclusione e flessibilità ma la loro applicazione deve essere perseguita con maggiore determinazione, innanzitutto scongiurando il rischio di controriforme, e poi attuando il Libro bianco del 2001 volano per un assetto più compiuto degli ammortizzatori sociali, oltre che per lo Statuto dei lavori. Oggi il nostro sistema è caratterizzato dalla contrapposizione tra i lavoratori insider, più anziani, sindacalizzati e ipergarantiti, anche in termini pensionistici, e lavoratori outsider, i giovani, sui quali si scarica tutto il peso della flessibilità del mercato del lavoro. L’esigenza primaria è quindi quella di spostare risorse dalle rendite, pensioni comprese, in favore degli ammortizzatori sociali. Il Senatore Maurizio Sacconi, già sottosegretario al welfare nel governo Berlusconi, ma messo in evidenza come sia necessaria una correlazione tra maggiori tutele per i lavoratori e flessibilità in uscita.
L’introduzione del contratto unico, contratto nel quale le tutele per il lavoratore crescono con il progredire dell’anzianità aziendale, sembra essere una importante novità in questo senso. L’esigenza è quindi quella di un mercato del lavoro più aperto e meno garantito. I problemi del lavoro nero, del divario territoriale e di genere, dell’eccessivo costo del lavoro e della correlata esiguità dei salari non possono essere risolti con ricette propagandistiche ed involutive. Il modo migliore e più veloce per avvicinarsi agli obiettivi posti a livello europeo dal Consiglio di Lisbona è quello di applicare le leggi esistenti e al tempo stesso proseguire nell’azione riformatrice. Speriamo che accada al più presto.
5 commenti:
"Non è un bel periodo per la sinistra di lotta e di governo e, nell’attesa di vederla tornare il prima possibile ad occuparsi solo di lotta lasciando il governo ad altri, proviamo a capire quali pensieri la agitano"....ehehehhe... io non so ancora come hai fatto a non perdere l'amicizia di certi comunisti intolleranti E che hanno la faccia tosta di parlare di tolleranza di mia conoscenza... a me è bastato molto meno...:-P
*SONO CATTIVA*
Complimenti per il post Luciano, un'analisi obiettiva ed un resoconto dettagliato che danno un quadro della situazione abbastanza nitido e dettagliato.
E' la prima volta che posto un mio commento sul tuo blog, ma altre volte mi sono soffermato al leggere gli argomenti validi ed interessanti che hai proposto.
Sono arrivato qui seguendo le tracce della nostra cara Arabafenice, una blogger a cui ho accordato la mia stima e l'amicizia più sincera.
Sono convinto che le affinità di vedute sono indubbiamente un elemento che tende a cementare i rapporti interpersonali, ma ritengo che le divergenze di opinioni siano il più gustoso condimento del vivere secondo democrazia.
Amo citare Voltaire quando dice: "Non condivido ciò che dici ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo" massima alla quale ho aggiunto di mia iniziativa un seguito "...nei dovuti modi".
Mi riferisco ai contenuti del commento di Anna, che saluto caramente, e non posso che essere d'accordo con lei tranne che per una cosa: "NON SEI CATTIVA!" Non ci credo e non lo crederò MAI!
Con Stima e Simpatia....Gianfranco.
IERI 25 OTTOBRE 2007
LA MAGGIORANZA AL SENATO è ANDATA SETTE VOLTE SOTTO,
A CONFERMA DI UN GOVERNO
P R E C A R I O
, MA CHE NON CADE...
IL LORO LAVORO PRECARIO PER ORA è BEN RETRIBUITO
ANCHE SE PER NULLA PRODUCENTE
Sono arrivato qui per caso......volevo solo dire che nonostante tutto questa maggioranza ci ha evitato finora i CONDONI cosi almeno i soliti furbi non hanno scampo.
@Leonardo:)
E' vero, niente condoni ai responsabili di abusivismo edilizio, neanche gli abusivi per necessità, e niente condoni per gli evasori fiscali, che per lo meno, in questo modo, qualche soldino lo cacciano fuori.
Ma i CONDONI li fatti, eccome!
Anni di galera ai detenuti buttati fuori dalle carceri, per consentirgli di continuare a fare danno, DECRETI MINISTERIALI URGENTI per aumentare le dosi di droga per uso personale, facendo decadere le accuse di spaccio....
Ma lo sai quanti voti hanno pescato tra drogati e parenti dei carcerati benedetti dall'indulto?
Posta un commento