Rami Ayyad aveva 32 anni, era cristiano di culto evangelico e viveva a Gaza con sua moglie e i suoi due figli, un terzo in arrivo. Dirigeva una libreria della Società biblica palestinese. Sabato scorso è stato rapito fuori dal suo negozio. Lo hanno trovato dopo ore nelle vicinanze di una moschea di Gaza con due colpi in testa e il corpo martoriato dalle coltellate.
Già in aprile, mentre infuriava lo scontro tra Hamas e Fatah, la libreria era stata colpita da una bomba. L’attacco fu rivendicato dalla Spada dell’Islam, un nuovo gruppo di matrice salafita che si dice vicino ad Al-Qaeda. Da allora Ayyad era sotto protezione ma sabato, all’ora della chiusura, è rimasto solo e i suoi assassini ne hanno approfittato.
Da quando Hamas è al potere nella Striscia di Gaza la vita per i 3.200 cristiani, tra loro gli evangelici non superano i 200, è notevolmente peggiorata. Durante gli scontri di giugno una scuola e un convento guidati da suore cattoliche furono saccheggiati e dati alle fiamme, nello stesso periodo lo sceicco Abu Saqer, leader di Jihadia Salafiya, movimento di beneficenza attivo nella Striscia, aveva proclamato che i cristiani a Gaza sarebbero stati sicuri solo dopo aver accettato la legge islamica.
Rami Ayyad è l’ennesimo simbolo del moderno martirio che i cristiani subiscono nel mondo nella quasi totale indifferenza. Per rimanere al Medio Oriente, dalla prima guerra mondiale ad oggi sono circa 10 milioni i cristiani che sono stati costretti ad emigrare, in molti Paesi musulmani, si prenda ad esempio l’Arabia Saudita, la fede cristiana è vietata per legge, basta possedere una Bibbia per incorrere in pene severissime, anche in Iraq la situazione si sta facendo sempre più pesante. In Cina la Chiesa, sia ufficiale sia clandestina, cresce impercettibilmente nonostante la ferrea politica religiosa esercitata dal governo. In Sudan, in Nigeria o in Somalia i regimi islamici perseguitano le minoranze religiose in nome dell’opposizione politica. Gli scontri tra le varie formazioni guerrigliere in Colombia hanno provocato in questi anni un numero altissimo di vittime tra vescovi, sacerdoti e laici missionari.
Ma il caso più emblematico resta quello dei Montagnard. In un contesto molto difficile come quello vietnamita nel quale la libertà religiosa è sottoposta a pesanti restrizioni che vanno dalla confisca delle proprietà ecclesiastiche, alla restrizione della libertà di organizzazione, al controllo delle nomine dei vescovi e delle ordinazioni sacerdotali e a cui pure la Chiesa vietnamita cerca di resistere, la storia dei Montagnard è quella di un vero e proprio genocidio. I Montagnard appartengono all’etnia mongolo-tibetana e malese-polinesiana indigena del sud-est asiatico e occupano i territori montuosi del sud del Vietnam (da qui il nome Montagnard attribuito loro nell’Indocina francese) dove sono stati relegati dapprima dalla spinta dell’etnia prevalente vietnamita e poi, negli anni settanta, dall’oppressione del regime comunista nel Nord del Paese. Durante la guerra in Vietnam (1963-1975) i vietnamiti cattolici e i Montagnard si schierarono al fianco dei governi sostenuti dagli Stati Uniti. Quando nel 1975 il Vietnam del Sud fu sconfitto, i comunisti inaugurarono una stagione di eccidi tra cui quello dei Montagnard i quali non solo erano stati filoamericani ma erano anche una minoranza etnica e perdipiù di religione cristiana. In più di trent’anni si è assistito alla loro decimazione e alla occupazione progressiva delle loro terre senza che nessuno, se si escludono i missionari cattolici e protestanti che nei territori dei Montagnard hanno aperto scuole e ospedali a rischio della propria vita, e il Partito Radicale transnazionale, si accorgesse di questa persecuzione anticristiana, nell’intima convinzione, invalsa in Europa, che bisognava e bisogna ancora guardare ai comunisti vietnamiti, qualunque aberrazione compiano, come a coloro che liberarono il Vietnam dall’imperialismo americano.
Se quella dei Montagnard è una storia dimenticata è difficile non ricordare i casi di ordinario sacrificio dei cristiani negli ultimi anni dal rapimento di Padre Giancarlo Bossi a giugno nelle Filippine, all’uccisione del sacerdote cattolico caldeo Padre Ragheed Ganni in estate in Iraq, all’uccisione di Don Andrea Santoro e dei cristiani che lavoravano nella casa editrice biblica nella democratica e civile Turchia, fino alle persecuzioni dei cristiani ortodossi in Kosovo poco più di un anno fa.
Un importante punto di vista sulla condizione dei cristiani nel mondo ci è dato dall’ associazione Aiuto alla Chiesa che soffre che ogni anno, tranne questo per via di carenza di fondi (meno di 50 mila euro…), per fortuna risolta per i prossimi anni, stila un rapporto sulla libertà religiosa in ogni paese del mondo indicandone dati statistici, analisi legislative parametri economici. Inoltre, dopo la manifestazione Salviamo i cristiani, promossa da Magdi Allam e tenutasi a Roma il 4 luglio scorso nei giorni della prigionia di Padre Bossi, è stata lanciata l’idea di costituire un osservatorio per tutelare la presenza dei cristiani nei paesi più a rischio.
Iniziative come queste a difesa della libertà religiosa sono fondamentali per la diffusione e il radicamento della democrazia: non esiste libertà politica e civile se non c’è libertà religiosa. Questo i cristiani lo hanno capito da tempo e tendono a propagarlo ovunque pagando prezzi altissimi.
Per saperne di più sui temi trattati in questo post puoi consultare:
il sito della Fondazione Montagnard,
l’approfondimento sul genocidio dei Montagnard pubblicato da Il Domenicale,
il sito dell’associazione Aiuto alla Chiesa che soffre,
alcuni rapporti relativi agli anni scorsi stilati da Aiuto alla Chiesa che soffre.
Già in aprile, mentre infuriava lo scontro tra Hamas e Fatah, la libreria era stata colpita da una bomba. L’attacco fu rivendicato dalla Spada dell’Islam, un nuovo gruppo di matrice salafita che si dice vicino ad Al-Qaeda. Da allora Ayyad era sotto protezione ma sabato, all’ora della chiusura, è rimasto solo e i suoi assassini ne hanno approfittato.
Da quando Hamas è al potere nella Striscia di Gaza la vita per i 3.200 cristiani, tra loro gli evangelici non superano i 200, è notevolmente peggiorata. Durante gli scontri di giugno una scuola e un convento guidati da suore cattoliche furono saccheggiati e dati alle fiamme, nello stesso periodo lo sceicco Abu Saqer, leader di Jihadia Salafiya, movimento di beneficenza attivo nella Striscia, aveva proclamato che i cristiani a Gaza sarebbero stati sicuri solo dopo aver accettato la legge islamica.
Rami Ayyad è l’ennesimo simbolo del moderno martirio che i cristiani subiscono nel mondo nella quasi totale indifferenza. Per rimanere al Medio Oriente, dalla prima guerra mondiale ad oggi sono circa 10 milioni i cristiani che sono stati costretti ad emigrare, in molti Paesi musulmani, si prenda ad esempio l’Arabia Saudita, la fede cristiana è vietata per legge, basta possedere una Bibbia per incorrere in pene severissime, anche in Iraq la situazione si sta facendo sempre più pesante. In Cina la Chiesa, sia ufficiale sia clandestina, cresce impercettibilmente nonostante la ferrea politica religiosa esercitata dal governo. In Sudan, in Nigeria o in Somalia i regimi islamici perseguitano le minoranze religiose in nome dell’opposizione politica. Gli scontri tra le varie formazioni guerrigliere in Colombia hanno provocato in questi anni un numero altissimo di vittime tra vescovi, sacerdoti e laici missionari.
Ma il caso più emblematico resta quello dei Montagnard. In un contesto molto difficile come quello vietnamita nel quale la libertà religiosa è sottoposta a pesanti restrizioni che vanno dalla confisca delle proprietà ecclesiastiche, alla restrizione della libertà di organizzazione, al controllo delle nomine dei vescovi e delle ordinazioni sacerdotali e a cui pure la Chiesa vietnamita cerca di resistere, la storia dei Montagnard è quella di un vero e proprio genocidio. I Montagnard appartengono all’etnia mongolo-tibetana e malese-polinesiana indigena del sud-est asiatico e occupano i territori montuosi del sud del Vietnam (da qui il nome Montagnard attribuito loro nell’Indocina francese) dove sono stati relegati dapprima dalla spinta dell’etnia prevalente vietnamita e poi, negli anni settanta, dall’oppressione del regime comunista nel Nord del Paese. Durante la guerra in Vietnam (1963-1975) i vietnamiti cattolici e i Montagnard si schierarono al fianco dei governi sostenuti dagli Stati Uniti. Quando nel 1975 il Vietnam del Sud fu sconfitto, i comunisti inaugurarono una stagione di eccidi tra cui quello dei Montagnard i quali non solo erano stati filoamericani ma erano anche una minoranza etnica e perdipiù di religione cristiana. In più di trent’anni si è assistito alla loro decimazione e alla occupazione progressiva delle loro terre senza che nessuno, se si escludono i missionari cattolici e protestanti che nei territori dei Montagnard hanno aperto scuole e ospedali a rischio della propria vita, e il Partito Radicale transnazionale, si accorgesse di questa persecuzione anticristiana, nell’intima convinzione, invalsa in Europa, che bisognava e bisogna ancora guardare ai comunisti vietnamiti, qualunque aberrazione compiano, come a coloro che liberarono il Vietnam dall’imperialismo americano.
Se quella dei Montagnard è una storia dimenticata è difficile non ricordare i casi di ordinario sacrificio dei cristiani negli ultimi anni dal rapimento di Padre Giancarlo Bossi a giugno nelle Filippine, all’uccisione del sacerdote cattolico caldeo Padre Ragheed Ganni in estate in Iraq, all’uccisione di Don Andrea Santoro e dei cristiani che lavoravano nella casa editrice biblica nella democratica e civile Turchia, fino alle persecuzioni dei cristiani ortodossi in Kosovo poco più di un anno fa.
Un importante punto di vista sulla condizione dei cristiani nel mondo ci è dato dall’ associazione Aiuto alla Chiesa che soffre che ogni anno, tranne questo per via di carenza di fondi (meno di 50 mila euro…), per fortuna risolta per i prossimi anni, stila un rapporto sulla libertà religiosa in ogni paese del mondo indicandone dati statistici, analisi legislative parametri economici. Inoltre, dopo la manifestazione Salviamo i cristiani, promossa da Magdi Allam e tenutasi a Roma il 4 luglio scorso nei giorni della prigionia di Padre Bossi, è stata lanciata l’idea di costituire un osservatorio per tutelare la presenza dei cristiani nei paesi più a rischio.
Iniziative come queste a difesa della libertà religiosa sono fondamentali per la diffusione e il radicamento della democrazia: non esiste libertà politica e civile se non c’è libertà religiosa. Questo i cristiani lo hanno capito da tempo e tendono a propagarlo ovunque pagando prezzi altissimi.
Per saperne di più sui temi trattati in questo post puoi consultare:
il sito della Fondazione Montagnard,
l’approfondimento sul genocidio dei Montagnard pubblicato da Il Domenicale,
il sito dell’associazione Aiuto alla Chiesa che soffre,
alcuni rapporti relativi agli anni scorsi stilati da Aiuto alla Chiesa che soffre.
2 commenti:
se ci fosse almeno un solo vero cristiano... quali pericoli?
se il cristiano HA CRISTO, e di Cristo, quali pericoli temere?
se poi usiamo i termini nel loro linguaggio comune c sim anmel, sim cristian, per indicare tutte le persone, si queste sono in pericolo...MA l'autentico seguace di CRISTO nulla può e deve temere...
La confusione è sempre un ottimo metodo per far passare nuove idee che, incredibilmente, finiscono sempre per essere funzionali a qualcosa d'altro... In genere, servono a supporto di teorie politiche che, per rimanere iin argomento religioso, non stanno né in cielo né in terra. Le religioni non dovrebbero aver niente a che spartire con le cose che riguardano Cesare. Purtroppo, invece, e soprattutto per le religioni "bibliche" non è così. Pertanto, sono diventate strumenti stessi della politica... esse stesse manipolano e sono manipolate dalla politica. E' follia parlare di martiri. E' invece giusto parlare di vittime. Vittime di opposti estremismi, di cui noi occidentali cristiani siamo artefici... sicuramente non unici... ma del nostro ce lo abbiamo messo e continuiamo a farlo. A dispetto delle bislacchissime teorie di "personaggi" come magdi allan e simili, già ampiamente sputtanati dai fatti che loro non avevano predetto. Mi ricordo ancora della democrazia in Iraq!
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