Ha perso le staffe

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Sì, si è proprio arrabbiato l’Assessore alle politiche sociali Fabrizio Mongelli. Ha buttato via la maschera, come dice lui, del bon ton e me ne ha cantate quattro a brutto muso. Devo dire che il Mongelli furioso mi piace molto di più di quello buonista e dal linguaggio iniziatico che abbiamo letto in questi mesi, peccato che i contenuti però non siano del tutto all’altezza della novità dello stile. Parte con una classifica della freschezza, procede con una buona dose di luoghi comuni, il duce, i comunisti che non mi fanno dormire fino ad arrivare come al solito a Gagliardi origine di tutti i mali del mondo e alle amministrazioni di centro-sinistra vittime, loro sì, della burocrazia e del fato avverso. La cosa che ho notato con più piacere è che dopo sei mesi di Consulta giovanile l’Assessore alle politiche sociali è tornato a parlare di politiche sociali: questo è un merito che saccentemente e spocchiosamente rivendico come mio.
Quanto al resto, in ossequio ai desideri di Mongelli, risponderò brevissimamente. Non cada, l’Assessore alle politiche sociali, nella tentazione di farsi gli avversari su misura, io e Davide Regina siamo entrambi espressione della pluralità di voci presenti in Forza Italia (ma come non eravamo tutti vittime del pensiero unico del duce del forzismo?) e diciamo cose molto più simili di quanto a lui piaccia pensare. Non faccia demagogia spicciola chiedendo oggi a me, ieri a Davide Regina, domani chissà a chi altro quali sono le nostre proposte politiche. Noi non occupiamo un ruolo istituzionale. Noi non siamo stati eletti. Noi siamo dei cittadini, ancorché militanti in un partito, e in democrazia si può, che contestano la profonda crisi di risultati di un organismo su cui un assessorato ha investito oltre sei mesi della propria attività. La bontà o la pochezza delle nostre proposte politiche non sono oggi in discussione, oggi sono in discussione i risultati di chi, come Mongelli, quel ruolo istituzionale ricopre e che ne ha la responsabilità di fronte ai cittadini. Sorvolo sull’accusa che mi viene rivolta di fare propaganda sul disagio sociale. Io non ho da propagandare un bel niente…io.
Questa volta un consiglio finale lo voglio dare a Mongelli, anzi gliene voglio dare due: il primo è che cerchi di non essere così intollerante nei confronti di chi lo critica esprimendo liberamente il proprio pensiero, io lo dico per lui, perché così facendo rischia di dare l’impressione di essere il paladino della democrazia solo quando questa è a proprio uso e consumo, il secondo, che do anche a me stesso, è di mettere fine a queste stucchevoli scaramucce telematiche sono convinto che entrambi abbiamo di meglio da fare. Dal canto mio prendo solennemente l’impegno di occuparmi d’ora in avanti il meno possibile di Mongelli convinto che non sarà una grave perdita.