Lo scippo da parte dell’Unione ai danni della Cdl si consuma su più fronti. Iniziamo dalla RAI. Con la nomina di Fabiano Fabiani a consigliere designato dal Ministero dell’economia in luogo di Angelo Maria Petroni si è messo in scena l’ultimo atto (per ora) di quell’assalto ai centri di potere che il centro-sinistra, quello stesso centro-sinistra che ha vinto le ultime elezioni con un dubbio scarto di 24 mila voti su 39 milioni di elettori, sta compiendo scientemente da quando è andato al governo. La nomina di Fabiani, molto vicino a Veltroni, sigla la pace armata tra Prodi e il futuro segretario del Partito democratico. Allungamento della vita del governo in cambio di un sicuro presidio in RAI e pazienza se, per fare un po’ di sana lottizzazione, si scardina quel precario equilibrio tra maggioranza e opposizione che nella TV di Stato si era finora mantenuto il cui rispetto sarebbe stato il volano per il dialogo su legge elettorale e riforme. La fame di potere ha colpito ancora: Cda, Presidente e Direttore generale in mano al centro-sinistra. E siccome l’assassino torna sempre sul luogo del delitto, da un convegno della Margherita Veltroni ha lanciato l’idea dell’abolizione del Consiglio di amministrazione e della sua sostituzione con amministratori e manager selezionati da una società di «cacciatori di teste» perché, ha detto, Dio ci scampi dall'idea di avere aree del Paese che o vengono dominate da chi ha vinto le elezioni o vanno in paralisi. Prima lottizza e poi ti dà la soluzione contro la lottizzazione. Splendido.
Ma lo scippo riguarda anche le idee. Cito il libro di Alberto Alesina e Francesco Giavazzi, Il liberismo è di sinistra, e quello di Michele Salvati, Il Partito democratico per la rivoluzione liberale. Un vero e proprio manifesto per il Partito democratico tanto più importante perché scritto da colui che per primo, nel 2003, parlò della necessità della nascita del nuovo soggetto politico nella sinistra. Per Giavazzi e Alesina il liberismo o, per dirla con Piero Ostellino, il iberalismo economico, sarebbe di sinistra perché mediante l’eliminazione degli interessi delle lobby, l’accrescimento della flessibilità in entrata e in uscita nel mercato del lavoro, la costituzione di un sistema pensionistico privato e a capitalizzazione, la meritocrazia nell’istruzione, la liberalizzazione delle professioni, la privatizzazione delle industrie di Stato, si raggiungono quegli obiettivi di equità e uguaglianza predicati dalla sinistra.
Nel libro di Salvati lo scenario è più ampio. Oltre a considerare anche qui il tema della flessibilità del lavoro, si parla della necessità di ridurre la pressione fiscale di almeno due punti entro la fine della legislatura e si affronta il tema della sicurezza e della legalità connesso a quello della immigrazione clandestina. Salvati propone di rafforzare e riorganizzare le strutture di controllo e di repressione, di essere inflessibili contro la delinquenza.
Ma non sono solo gli intellettuali come Giavazzi, Alesina e Salvati a diffondere la logica dello scippo. Torniamo al futuro leader del Partito democratico. Nei suoi dieci punti, anche stilisticamente vicini al «contratto con gli italiani» di Berlusconi, presentati in estate e su cui chiede il voto alle primarie, Veltroni indica come priorità la fine del bicameralismo, il rafforzamento dei poteri del premier, la riduzione del numero dei parlamentari tutte cose presenti nella riforma costituzionale presentata dalla Cdl nella scorsa legislatura e ferocemente avversata dal centro sinistra, per non parlare delle sue posizioni sul fisco, sul rilancio delle infrastrutture, sulla tolleranza zero brandita anche da Amato, da Rutelli e da vari Sindaci del centro-sinistra.
Premesso che non considero pregiudizialmente negativa questa nuova sensibilità della sinistra riformista, intellettuale e politica, sui temi da sempre elementi costitutivi del pensiero del centro-destra, essa non mi pare né autentica né possibile. Non la considero autentica perché l’azione fin qui condotta dal governo che di quella sinistra riformista è l’emanazione, va in direzione del tutto contraria a quella auspicata da Giavazzi, Alesina, Salvati e dallo stesso Veltroni: carico fiscale, infrastrutture, mercato del lavoro sono gli esempi più eclatanti. E se vi è stato qualche timido accenno positivo soprattutto in tema di legalità, da parte dei sindaci o con i patti per la sicurezza di Amato, non è mancato qualche intellettuale che si è stracciato le vesti e la consueta alzata di scudi della sinistra massimalista. Già…la sinistra massimalista, la ragione per cui non mi sembra possibile la svolta liberista della sinistra è rappresentata dal peso della sinistra massimalista. Senza la costituenda cosa rossa il centro-sinistra non ha possibilità di vincere, con essa il centro-sinistra ha qualche chance di farcela ma in entrambi i casi il liberismo di sinistra e la rivoluzione liberale del Partito democratico restano una pia illusione. Ve li immaginate quelli che promossero il referendum sull’art. 18, che considerano la legge Biagi da cancellare, che propongono la chiusura dei cpt, che sono contro il potenziamento delle infrastrutture fare la rivoluzione liberale con il Partito democratico? Io no.
Il liberismo di sinistra è un’ipotesi di scuola quando non viene strumentalizzata a fini esclusivamente propagandistici. Per dirla con Ernesto Galli della Loggia tutto questo è il sintomo più evidente della crisi storica della sinistra, che non riesce a pensare più nulla di suo, ma può solo rincorrere, riciclandole, le idee e i programmi dei suoi avversari.
Ma lo scippo riguarda anche le idee. Cito il libro di Alberto Alesina e Francesco Giavazzi, Il liberismo è di sinistra, e quello di Michele Salvati, Il Partito democratico per la rivoluzione liberale. Un vero e proprio manifesto per il Partito democratico tanto più importante perché scritto da colui che per primo, nel 2003, parlò della necessità della nascita del nuovo soggetto politico nella sinistra. Per Giavazzi e Alesina il liberismo o, per dirla con Piero Ostellino, il iberalismo economico, sarebbe di sinistra perché mediante l’eliminazione degli interessi delle lobby, l’accrescimento della flessibilità in entrata e in uscita nel mercato del lavoro, la costituzione di un sistema pensionistico privato e a capitalizzazione, la meritocrazia nell’istruzione, la liberalizzazione delle professioni, la privatizzazione delle industrie di Stato, si raggiungono quegli obiettivi di equità e uguaglianza predicati dalla sinistra.
Nel libro di Salvati lo scenario è più ampio. Oltre a considerare anche qui il tema della flessibilità del lavoro, si parla della necessità di ridurre la pressione fiscale di almeno due punti entro la fine della legislatura e si affronta il tema della sicurezza e della legalità connesso a quello della immigrazione clandestina. Salvati propone di rafforzare e riorganizzare le strutture di controllo e di repressione, di essere inflessibili contro la delinquenza.
Ma non sono solo gli intellettuali come Giavazzi, Alesina e Salvati a diffondere la logica dello scippo. Torniamo al futuro leader del Partito democratico. Nei suoi dieci punti, anche stilisticamente vicini al «contratto con gli italiani» di Berlusconi, presentati in estate e su cui chiede il voto alle primarie, Veltroni indica come priorità la fine del bicameralismo, il rafforzamento dei poteri del premier, la riduzione del numero dei parlamentari tutte cose presenti nella riforma costituzionale presentata dalla Cdl nella scorsa legislatura e ferocemente avversata dal centro sinistra, per non parlare delle sue posizioni sul fisco, sul rilancio delle infrastrutture, sulla tolleranza zero brandita anche da Amato, da Rutelli e da vari Sindaci del centro-sinistra.
Premesso che non considero pregiudizialmente negativa questa nuova sensibilità della sinistra riformista, intellettuale e politica, sui temi da sempre elementi costitutivi del pensiero del centro-destra, essa non mi pare né autentica né possibile. Non la considero autentica perché l’azione fin qui condotta dal governo che di quella sinistra riformista è l’emanazione, va in direzione del tutto contraria a quella auspicata da Giavazzi, Alesina, Salvati e dallo stesso Veltroni: carico fiscale, infrastrutture, mercato del lavoro sono gli esempi più eclatanti. E se vi è stato qualche timido accenno positivo soprattutto in tema di legalità, da parte dei sindaci o con i patti per la sicurezza di Amato, non è mancato qualche intellettuale che si è stracciato le vesti e la consueta alzata di scudi della sinistra massimalista. Già…la sinistra massimalista, la ragione per cui non mi sembra possibile la svolta liberista della sinistra è rappresentata dal peso della sinistra massimalista. Senza la costituenda cosa rossa il centro-sinistra non ha possibilità di vincere, con essa il centro-sinistra ha qualche chance di farcela ma in entrambi i casi il liberismo di sinistra e la rivoluzione liberale del Partito democratico restano una pia illusione. Ve li immaginate quelli che promossero il referendum sull’art. 18, che considerano la legge Biagi da cancellare, che propongono la chiusura dei cpt, che sono contro il potenziamento delle infrastrutture fare la rivoluzione liberale con il Partito democratico? Io no.
Il liberismo di sinistra è un’ipotesi di scuola quando non viene strumentalizzata a fini esclusivamente propagandistici. Per dirla con Ernesto Galli della Loggia tutto questo è il sintomo più evidente della crisi storica della sinistra, che non riesce a pensare più nulla di suo, ma può solo rincorrere, riciclandole, le idee e i programmi dei suoi avversari.
La realizzazione del liberalismo economico così come descritto da Giavazzi e Alesina non è né di destra né di sinistra, è solo un obiettivo del buon governo che in questo momento, così stando le cose, può essere realizzato solo dal centro-destra a patto che la smetta di balbettare, rinunci alla sua vocazione corporativa e scriva nero su bianco nel prossimo programma di governo che vuole essere l’unico, legittimo fautore della rivoluzione liberale. Sarebbe una beffa se si ponesse ancora una volta nella condizione si subire lo scippo da parte di chi non sa e non saprebbe che farsene del maltolto.
2 commenti:
Gentile autore,
ti comunichiamo che il tuo post, ritenuto particolarmente valido dalla nostra redazione, è segnalato nella homepage della Tv della Libertà, all'interno della sezione dedicata alla blogosfera.
Il fine è quello di segnalare ai nostri lettori i contenuti più validi rintracciati nella blogosfera, soprattutto sugli argomenti che saranno oggetto delle nostre inchieste.
Nel caso tu fossi contrario a questa iniziativa, ti preghiamo di segnalarcelo via e-mail a questo indirizzo chiedendo la rimozione del tuo post. Provvederemo immediatamente.
Distinti saluti,
La Redazione-web della Tv della Libertà.
web@latvdellaliberta.it
Caro amico blogger,
sarebbe bello se ti occupassi di un problema immenso che affligge da molto tempo il popolo sovrano.
Tu sai che il debito pubblico è una truffa colossale ai danni del popolo sovrano e che consiste nella stampa e nella emissione a costo zero, dal nulla e senza copertura, di denaro, da parte delle banche centrali (BCE., FEED, Bankitalia S.P.A, ecc. - banche private e non pubbliche come vorrebbero farci credere), che viene poi prestato al suo valore nominale e con gli interessi(in cambio di titoli di stato), agli stati nazionali i quali, anzichè stampare moneta "preferiscono" farsela dare in tal guisa dai banchieri, per i bisogni della collettività.
Tu sai che le tasse che sborsa il popolo "bue" per pagare questo debito-truffa e i relativi interessi servono SOLO ad arricchire le banche e chi ci sta dietro e... a lato.
Sarebbe bello, quindi, se anche tu provassi ad occuparti di questa cosa!
Un saluto ed un ringraziamento a nome di tutti coloro che sono arrivati al limite della disperazione e del suicidio per insolvenza!
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