sabato 13 giugno 2009

Pensieri…

Pubblico qui di seguito una riflessione inviatami da Marianna Scarangella sull’applicazione della filosofia alla vita vissuta. Spero che questo spunto possa essere il primo passo per una preziosa collaborazione di Marianna a 365

di Marianna Scarangella

"Due cose riempiono l’animo di ammirazione e venerazione sempre nuova e crescente, quanto più spesso e più a lungo la riflessione si occupa di esse: il cielo stellato sopra di me, e la legge morale in me". Immanuel Kant
Ho sempre avuto una grande passione, cercare di far star bene gli altri. Ho scelto di laurearmi in Filosofia perché penso sia “un porto sicuro per ogni mortale”, “un oceano di pace e uno spazio luminoso di serenità”, “una fune sopra l’abisso”, un mare infinito di possibilità, un dito verso il cielo, uno sguardo che attraversa un orizzonte senza fine. La filosofia è la fiamma che alimenta le speranze, l’emozione che fa battere il cuore, il pensiero che non cessa di esistere. Non ho mai voluto cedere alla tentazione di pensare a me stessa e ho condotto la mia vita ponendomi al servizio degli altri seguendo la massima kantiana: “Agisci in modo da considerare l’umanità come scopo, e mai come semplice mezzo”. Dopo l’abilitazione, ho avuto il grande pregio di insegnare ciò che da una vita amavo, la filosofia il mio “pensiero poetante, la mia poesia pensante” ma, insegnare filosofia, significa anche aprirsi ai vissuti, avvicinarsi alle emozioni, ascoltare i bisogni. Ho deciso pertanto di iscrivermi alla Scuola di Counseling Filosofico per mettere in pratica la filosofia, per realizzare la filosofia nell’esistenza.
Il Counselor lavora sul vissuto, non fornisce risposte, ma porta il paziente a ripercorrere le tappe dell’esistenza attraverso i disagi, le paure, i dolori, per permettergli di raggiungere un’oasi di pace. Vi racconto un’esperienza recente. Una persona mi ha parlato dei suoi timori, dei suoi blocchi in presenza degli altri, della paura di sbagliare, di non essere all’altezza delle situazioni. Riporto uno stralcio della sua lettera:
Ti scrivo per strapparti in qualche modo dei consigli, dei suggerimenti. In questi giorni pensavo a un problema che ho e che ho avuto anche in passato. Io sono una persona molto emotiva, ma solo in alcune situazioni, ad esempio se vedo o sto vicino ad una persona che sta male, va a finire che mi agito da morire; ma quello che mi si è ripresentato in questi giorni è la forte agitazione che mi prende se devo leggere qualcosa davanti ad altre persone, inizio a leggere e mi manca il respiro, mi suda tutto insomma una cosa per me molto brutta, perchè mi fa sentire a disagio. Dopo qualche riga sono costretta a interrompermi per prendere fiato riesco a leggere più o meno speditamente, ma all'inizio è bruttissimo! Se devo dire qualcosa in pubblico mi agito troppo, questo deriva un po’ dalla mia perpetua insicurezza, ma mi fa star male! Allora tu cosa pensi di questa situazione!?”.
La mia non è stata una risposta perché nessuno può risolvere il malessere altrui. Ho portato la persona in questione a lavorare sul proprio vissuto, sulle proprie emozioni, ricordandole che non deve temere di mettere a nudo le proprie paure. Essere vivi e autentici vuol dire anche emozionarsi dinanzi agli altri. Non si devono temere le emozioni, bisogna invece considerarle come un cavallo di battaglia. E’ necessario puntare su di sé, sul proprio modo d'essere, sulla propria vitalità perché questi sentimenti sono ciò che crea distinzione tra una persona che vive pienamente la propria vita, che ama gli altri, che si emoziona dinanzi agli altri e, perché no, una persona che prova delle forti sensazioni in pubblico, e chi invece fa della freddezza la propria arma vincente.
L'emozione è l'arma delle persone forti e non delle persone deboli. Non ci si deve omologare agli altri, bisogna mantenere, sempre e comunque, originalità di principi e di azioni.
Ringrazio chi ha letto queste righe e chi vorrà dialogare con me su tematiche filosofiche, ma anche semplicemente fornire il proprio punto di vista sull’esistenza.
A presto.

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