martedì 2 dicembre 2008

Tutti pazzi per Facebook

Il fenomeno Facebook è in costante ascesa in tutto il mondo. Sono ormai 4 milioni gli italiani che si ritrovano sul social network del momento per sperimentarne le potenzialità e subirne i limiti. E' solo una moda o un nuovo modo di comunicare?

La spinta decisiva a parlare di Facebook sono stati il video qui sopra e questo articolo del Foglio, sempre a firma di Fulvio Abbate, che, spogliando i social network dell'aura di scintillante modernità da cui sono circondati, arriva dritto al centro della questione: l'insopprimibile, atavica, vorace esigenza di comunicare tra simili con qualsiasi mezzo a disposizione.
Negli ultimi tempi è difficile sfuggire a conversazioni che non abbiano a che fare con Facebook. Ci sono quelli più moderati che casualmente parlano di chi ci hanno incontrato, di chi gli ha chiesto l'amicizia, dei risultati degli ultimi test e gli oltranzisti per cui non avere Facebook equivale ad essere fuori dal mondo. Per Andrea Bajani la gente è tanto frettolosa e restia al dialogo nella vita reale quanto rilassata e accomodante su Facebook. Quella specie di loculo, quella tomba con la foto che guarda i passanti che, se hanno voglia, lasciano bigliettini o cambiano l'acqua ai fiori, può aprirti un mondo inaspettato, e se, come recita un video su YouTube, nella vita reale esci con i soliti quattro stronzi, su Facebook scopri di avere qualcosa come 400 amici. Il fumettista Tito Faraci tra gli effetti collaterali annovera anche un'iperstimolazione del narcisismo, un'oscura forma di compiacimento nel mettere in piazza i propri gusti e mostrare quanto si esce belli in foto.
In realtà la pervasività di Facebook è lo specchio del suo sbalorditivo successo. Il social network, che prende a modello gli annuari dei college, fondato nel 2004 dall'allora 19enne Mark Zuckerberg per rafforzare conoscenze e legami tra gli studenti di Harvard, è oggi un colosso valutato tra i quindici e i sedici miliardi di dollari, tanto gli attribuì Microsoft circa un anno fa, che guadagnerebbe in pubblicità qualcosa come 1,5 milioni di dollari a settimana. Attualmente i suoi utenti nel mondo sono oltre 120 milioni con ritmi di crescita impressionanti: secondo Alexa, dal luglio 2007 è tra i dieci siti più visitati a livello globale ed è il primo tra i social network dopo il sorpasso di MySpace avvenuto nel giugno scorso. Si calcola che le foto caricate settimanalmente siano 60 milioni e che, stando a quanto dice il portavoce della compagnia Chris Hughes, ogni singolo utente passa in media 19 minuti al giorno su Facebook. La sua ascesa in Italia ha cifre non meno impressionanti. Ad agosto 2008 il numero degli utenti è aumentato del 961% rispetto all'anno precedente, nel trimestre luglio agosto settembre l'Italia è stata prima tra i Paesi con il maggiore incremento di utenti. Attualmente gli italiani iscritti a Facebook sono oltre 4 milioni. A contribuire alla sua diffusione da noi ha giocato un ruolo primario il passaparola piuttosto che l'influenza dei media.
Gli utenti di Facebook creano profili che nella maggior parte dei casi contengono foto e liste degli interessi personali. Mediante l'uso dei propri veri nomi ricreano in rete la loro cerchia di amici allargandola a nuovi contatti, che generalmente selezionano in base agli interessi comuni, e a vecchie amicizie che si riallacciano proprio grazie all'uso del network.
C'è la possibilità di entrare a far parte di gruppi creati dagli stessi utenti dai più bizzarri a quelli che discutono di politica, lavoro, economia. Si promuovono attività comuni dentro e fuori la rete. Alla base di tutto c'è sempre l'interazione.
L'elemento innovativo di Facebook, il segreto del suo successo, è che esso si connota non tanto come un network nato per generare amicizie online (come ad esempio Badoo), bensì per essere un servizio alle amicizie che già esistono nella vita reale, che si sviluppano in un determinato territorio e che si limitano a ritrovarsi nella rete per sfruttarne le innumerevoli potenzialià. Anche l'invito rivolto ai propri utenti di rinunciare all'anonimato e di iscriversi col proprio nome, fa sì che quella di Facebook venga percepita come una comunicazione tecnologicamente mediata piuttosto che come una comunicazione virtuale.
I difetti congeniti dei social network, a cui Facebook non fa eccezione, riguardano le eccessive richieste di amicizia e le altrettanto eccessive perdite di tempo che spesso provocano il rigetto del mezzo. Ma il problema vero resta la tutela della privacy.
Le immagini e i dati personali inseriti possono essere oggetto in un uso indiscriminato e dagli effetti del tutto imprevedibili. Oltre alle raccomandazioni agli utenti, soprattutto a quelli minorenni (si veda il progetto Easy4), di inserire le proprie informazioni personali con oculatezza, c'è bisogno di regole precise. I Garanti della privacy riuniti a Strasburgo per la loro conferenza annuale hanno approvato un documento che va in questa direzione e secondo cui i provider hanno il dovere di informare i propri utenti sui rischi a cui vanno incontro pubblicando informazioni personali, di impedire usi diversi dei dati rispetto a quelli principali (ad esempio per campagne di marketing), di tenere alta la sicurezza e scongiurare i rischi di intrusione negli archivi, di rendere invisibili i profili ai motori di ricerca salvo diversa decisione degli iscritti. Da questo punto di vista Facebook è già incorso in qualche guaio, dovrà infatti fronteggiare una causa collettiva presso la Corte distrettuale di San Jose, in California, proprio per aver diffuso illecitamente dati personali.
In ogni caso, al di là degli effetti collaterali, Facebook resta il fenomeno del momento. Come per le chat, i forum, i podcast, i blog, resta da capire se anche i social network saranno solo una moda momentanea o un'altra piccola rivoluzione nel modo di comunicare o l'una e l'altra cosa insieme.

Da giovedì 4, in edicola con il Sole 24 ore, il libro dal titolo “Il Fenomeno Facebook – La più grande comunità in rete e il successo dei social network”.

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