Ho scoperto Fitna su A conservative mind, il blog del vicedirettore di Libero, Fausto Carioti. Fitna è un film di quindici minuti messo online sul sito Live Leak da Geert Wilders, leader politico olandese di estrema destra. La parola che dà il titolo al cortometraggio ricorre spesso nel Corano e può essere tradotta con «punizione», «lotta» oppure «divisione» nel senso di contrapposizione di civiltà. Ogni “sezione” del film inizia con alcuni versetti tratti da tre sure coraniche che incitano all'uccisione degli infedeli. Scorrono di seguito le immagini degli attentati di matrice islamica a New York, Madrid e Londra; degli imam che esortano al jihad; dell'indottrinamento antisemita dei bambini palestinesi; degli sgozzamenti di occidentali in Iraq; delle impiccagioni di omosessuali in Iran. Il centro del film può essere considerato la dimostrazione dell'islamizzazione dell'Europa e dell'Olanda in particolare, quella continua ascesa della presenza islamica nelle nostre città che rischia di cambiare il nostro modo di vivere e di privarci per sempre della libertà. Il cortometraggio si apre con un'animazione della famosa vignetta di Maometto col turbante-bomba (nella figura) disegnata dal danese Kurt Westergaard, che tante polemiche provocò alla sua uscita, più di due anni fa. L'animazione mostra un count down la cui fine coinciderà con quella del film e in cui l'esplosione della bomba sarà in realtà un tuono. Poco prima della conclusione si vede un Corano, una mano che ne prende una pagina e poi, a schermo buio, il rumore di uno strappo. Le scritte bianche in campo nero chiariranno che il suono era di una pagina strappata dall'elenco telefonico, perché non spetta a noi, ma ai mussulmani stessi, strappare dal Corano i versi che incitano all'odio. Poi il paragone dell'ideologia islamica con il nazismo e il comunismo e la frase finale: Fermiamo l'islamizzazione, difendiamo la nostra libertà.
Gert Wilders, dopo quella politica di Pim Fortuyn, il leader di estrema destra ucciso alla vigilia delle elezioni politiche olandesi del 2002, sembrerebbe aver raccolto con Fitna l'eredità di Theo Van Gogh, il regista che venne assassinato e sgozzato in pieno giorno dal marocchino Mohammed Bouyeri, il 2 novembre 2004, al centro di Amsterdam, per aver girato il film sull'Islam Submission. Sembrerebbe. Perché Fitna, ferma la veridicità di quanto mostra, è una sorta di documentario-collage abbastanza scadente, fatto di immagini già viste e con qualche cedimento propagandistico. Submission è al contrario un prodotto di qualità molto superiore che raccoglie le storie di quattro donne sottomesse agli uomini in nome del Corano.
Ma le critiche maggiori piovute su Fitna e sul suo regista non sono certo legate alla sua qualità cinematografica. La Russia ha espresso ferma condanna verso il filmato; il Ministro degli esteri pakistano ha convocato l'ambasciatore olandese a Islamabad esprimendogli il proprio disappunto per l'offesa profonda ai sentimenti dei musulmani di tutto il mondo e preconizzando che la visione di Fitna produrrà manifestazioni di forte dissenso; stesso copione a Teheran; l'Organizzazione della conferenza islamica (Oci), che riunisce 57 Paesi, ha osservato come l'opera di Wilders abbia come unico scopo di incitare e provocare scontri e intolleranza; in Indonesia il movimento islamico radicale, Fronte dei difensori dell'Islam (FPI) ha manifestato davanti all'ambasicata dei Paesi Bassi lanciando, per bocca di uno dei suoi leader, la condanna a morte per il deputato olandese. Contemporaneamente le minacce sui siti islamisti, comprese quelle di Al Qaeda, hanno indotto Live Leak a oscurare temporaneamente il film. Le Istituzioni olandesi, il Parlamento europeo, la stampa di tutto il Vecchio Continente e nientemeno che il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon, si sono frettolosamente accodati al coro di critiche, bollando il film di Wilders come esempio di furore anti-islamico. Non una parola di condanna invece per coloro che lo hanno minacciato di morte per aver esercitato la sua libertà di espressione. Già perché il pur mediocre Fitna non offende nessuno, si limita a mostrare una realtà terroristica e liberticida che esiste davvero fin dentro le città europee e di fronte alla quale l'Occidente, intriso del multiculturalismo più deteriore, preferisce non esprimersi, trovando più semplice condannare chi ci ricorda che esistono pericolosi fanatici, piuttosto che i fanatici stessi.
Il caso di Fitna è solo l'ultimo in ordine di tempo, Carioti sul suo blog ha parlato della storia di Ayaan Hirsi Ali, la deputata liberale, somalo-olandese che firmò la sceneggiatura di Submission con Theo Van Gogh e nei confronti della quale venne emessa una condanna di morte affissa sul corpo del regista con un coltello il giorno del suo assassinio. Da allora lei vive in fuga. A dicembre il socialista francese Benoit Hamon aveva lanciato un appello affinchè l'Unione europea finanziasse la sua protezione. Sarebbero servite 350 firme ma aderirono solo 144 eurodeputati su 785 “condannando” Hirsi Ali a restare a Washington.
Quasi nessuno è al corrente della condanna a morte emessa dagli integralisti islamici di tutto il mondo ai danni dell'apostata Magdi Allam e di Benedetto XVI reo di averlo battezzato. Ampio spazio è stato dato invece ad Afef Jnifen in Tronchetti Provera che sulla prima pagina della Stampa, svillaneggiava la scelta di Allam e la sua vita in pericolo.
Atteggiamenti di questo tipo non sono affatto nuovi, mi era già capitato di parlarne ricordando Oriana Fallaci o facendo riferimento al terrorismo islamico a sei anni dall'11 settembre, ma fa sempre una certa impressione notare a quali livelli di autolesionismo si possa arrivare e come la libertà e la stessa vita delle tante persone che hanno detto o fatto qualcosa che viene considerato come affronto all'Islam, sia in serio pericolo, in un clima di indifferenza generale, quando non di accondiscendenza, da parte di un Occidente sempre più vigliacco.
Gert Wilders, dopo quella politica di Pim Fortuyn, il leader di estrema destra ucciso alla vigilia delle elezioni politiche olandesi del 2002, sembrerebbe aver raccolto con Fitna l'eredità di Theo Van Gogh, il regista che venne assassinato e sgozzato in pieno giorno dal marocchino Mohammed Bouyeri, il 2 novembre 2004, al centro di Amsterdam, per aver girato il film sull'Islam Submission. Sembrerebbe. Perché Fitna, ferma la veridicità di quanto mostra, è una sorta di documentario-collage abbastanza scadente, fatto di immagini già viste e con qualche cedimento propagandistico. Submission è al contrario un prodotto di qualità molto superiore che raccoglie le storie di quattro donne sottomesse agli uomini in nome del Corano.
Ma le critiche maggiori piovute su Fitna e sul suo regista non sono certo legate alla sua qualità cinematografica. La Russia ha espresso ferma condanna verso il filmato; il Ministro degli esteri pakistano ha convocato l'ambasciatore olandese a Islamabad esprimendogli il proprio disappunto per l'offesa profonda ai sentimenti dei musulmani di tutto il mondo e preconizzando che la visione di Fitna produrrà manifestazioni di forte dissenso; stesso copione a Teheran; l'Organizzazione della conferenza islamica (Oci), che riunisce 57 Paesi, ha osservato come l'opera di Wilders abbia come unico scopo di incitare e provocare scontri e intolleranza; in Indonesia il movimento islamico radicale, Fronte dei difensori dell'Islam (FPI) ha manifestato davanti all'ambasicata dei Paesi Bassi lanciando, per bocca di uno dei suoi leader, la condanna a morte per il deputato olandese. Contemporaneamente le minacce sui siti islamisti, comprese quelle di Al Qaeda, hanno indotto Live Leak a oscurare temporaneamente il film. Le Istituzioni olandesi, il Parlamento europeo, la stampa di tutto il Vecchio Continente e nientemeno che il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon, si sono frettolosamente accodati al coro di critiche, bollando il film di Wilders come esempio di furore anti-islamico. Non una parola di condanna invece per coloro che lo hanno minacciato di morte per aver esercitato la sua libertà di espressione. Già perché il pur mediocre Fitna non offende nessuno, si limita a mostrare una realtà terroristica e liberticida che esiste davvero fin dentro le città europee e di fronte alla quale l'Occidente, intriso del multiculturalismo più deteriore, preferisce non esprimersi, trovando più semplice condannare chi ci ricorda che esistono pericolosi fanatici, piuttosto che i fanatici stessi.
Il caso di Fitna è solo l'ultimo in ordine di tempo, Carioti sul suo blog ha parlato della storia di Ayaan Hirsi Ali, la deputata liberale, somalo-olandese che firmò la sceneggiatura di Submission con Theo Van Gogh e nei confronti della quale venne emessa una condanna di morte affissa sul corpo del regista con un coltello il giorno del suo assassinio. Da allora lei vive in fuga. A dicembre il socialista francese Benoit Hamon aveva lanciato un appello affinchè l'Unione europea finanziasse la sua protezione. Sarebbero servite 350 firme ma aderirono solo 144 eurodeputati su 785 “condannando” Hirsi Ali a restare a Washington.
Quasi nessuno è al corrente della condanna a morte emessa dagli integralisti islamici di tutto il mondo ai danni dell'apostata Magdi Allam e di Benedetto XVI reo di averlo battezzato. Ampio spazio è stato dato invece ad Afef Jnifen in Tronchetti Provera che sulla prima pagina della Stampa, svillaneggiava la scelta di Allam e la sua vita in pericolo.
Atteggiamenti di questo tipo non sono affatto nuovi, mi era già capitato di parlarne ricordando Oriana Fallaci o facendo riferimento al terrorismo islamico a sei anni dall'11 settembre, ma fa sempre una certa impressione notare a quali livelli di autolesionismo si possa arrivare e come la libertà e la stessa vita delle tante persone che hanno detto o fatto qualcosa che viene considerato come affronto all'Islam, sia in serio pericolo, in un clima di indifferenza generale, quando non di accondiscendenza, da parte di un Occidente sempre più vigliacco.
1 commento:
ma quale garanzia quei due, avevan detto che avrebbero fatto gruppo unico alla camera, ed invece l'italia dei valori va per i fatti suoi....proprio fedeli al VALORE della coerenza tra il dire e il fare...
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