La doppia riflessione del Partito democratico di Toritto sul risultato elettorale è in realtà una non riflessione. Sembra che a scriverla siano due arrivati da un altro pianeta, si dicono increduli per la netta vittoria del Popolo della Libertà, meravigliati che non ci sia stata nessuna rimonta nonostante gli effetti speciali di Veltroni; le candidature specchietto per le allodole; le piazze gremite, mostrate ad arte da qualche TG compiacente. Si ostinano a sostenere che il tempo della raccolta, di quanto seminato dal governo Prodi, stava per arrivare e gli italiani l’avevano capito.
Sarà per quello che hanno votato in massa per Silvio Berlusconi presidente!
Non c’è traccia di autocritica. Ci si arrampica su specchi scivolosissimi per sostenere che il Pd in Puglia, tutto sommato, è andato bene e si nascondono, con mossa maldestra, i 14,6 punti percentuali di distacco che il PdL ha inferto al partito di Emiliano nella terra della defunta Primavera pugliese, si nasconde il misero 3% ottenuto dalla Sinistra arcobaleno che il presidente Vendola si candidava e forse si candida a guidare a livello nazionale.
Si finge di non sapere che quel 57% e più di voti conquistati dal Popolo della Libertà a Toritto, quel 57% pari a più del doppio di quanto il Partito democratico riesce a mettere insieme, quel 57% che rappresenta di gran lunga la migliore performance del PdL tra i comuni della provincia di Bari, quel 57% che significa un incremento di voti pari a quasi 7 punti percentuali rispetto alle politiche del 2006, a fronte di una negata perdita di consensi da parte delle forze che oggi sono nel Partito democratico, si finge di non sapere che quel risultato così straordinario non è attribuibile al destino cinico e baro o solo al quadro nazionale, bensì anche al vasto e radicato sentimento di insofferenza degli elettori torittesi nei confronti dell’inconcludente amministrazione di centrosinistra che guida il nostro Comune da ormai quasi dieci anni.
Gli elettori torittesi che hanno votato il Popolo della Libertà, lo hanno fatto perché credono profondamente al progetto del partito unitario del centrodestra, cosa che peraltro hanno dimostrato partecipando sempre numerosi alle iniziative dei gazebo, lo hanno fatto per lanciare un inequivocabile segnale al centrodestra locale, e, infine, lo hanno fatto anche per sottoscrivere le battaglie che con grande tenacia il centrodestra svolge dall’opposizione, in consiglio comunale e sul territorio.
Di tutto questo, al Partito democratico, sembrano non accorgersi.
Sembrano non accorgersi che a nulla sono valse le mosse propagandistiche lanciate alla vigilia del voto e ancora dopo il voto scelgono di parlare di quel progresso per Toritto di cui si dicono fautori che però, dopo dieci anni, è ancora tutto di là da venire.
Confidano nella speranza che con Berlusconi al governo, la sinistra riuscirà a mantenere le amministrazioni locali in un futuro che, pateticamente, come la volpe che non arriva all’uva, definiscono gustoso e interessante.
Ciarlano di richieste di riduzione dei costi della politica a livello regionale e nazionale, e omettono di parlare dei loro cospicui sprechi nella gestione del Comune.
Di fronte ad un risultato così netto e imponente come quello conseguito dal Popolo della Libertà, fanno spallucce pensando di farla franca ancora una volta e non si accorgono che quello uscito dalle urne il 13 e 14 aprile è il perentorio e irrevocabile avviso di sfratto per il sindaco Geronimo, la sua giunta e la sua maggioranza in disarmo.
Sarà per quello che hanno votato in massa per Silvio Berlusconi presidente!
Non c’è traccia di autocritica. Ci si arrampica su specchi scivolosissimi per sostenere che il Pd in Puglia, tutto sommato, è andato bene e si nascondono, con mossa maldestra, i 14,6 punti percentuali di distacco che il PdL ha inferto al partito di Emiliano nella terra della defunta Primavera pugliese, si nasconde il misero 3% ottenuto dalla Sinistra arcobaleno che il presidente Vendola si candidava e forse si candida a guidare a livello nazionale.
Si finge di non sapere che quel 57% e più di voti conquistati dal Popolo della Libertà a Toritto, quel 57% pari a più del doppio di quanto il Partito democratico riesce a mettere insieme, quel 57% che rappresenta di gran lunga la migliore performance del PdL tra i comuni della provincia di Bari, quel 57% che significa un incremento di voti pari a quasi 7 punti percentuali rispetto alle politiche del 2006, a fronte di una negata perdita di consensi da parte delle forze che oggi sono nel Partito democratico, si finge di non sapere che quel risultato così straordinario non è attribuibile al destino cinico e baro o solo al quadro nazionale, bensì anche al vasto e radicato sentimento di insofferenza degli elettori torittesi nei confronti dell’inconcludente amministrazione di centrosinistra che guida il nostro Comune da ormai quasi dieci anni.
Gli elettori torittesi che hanno votato il Popolo della Libertà, lo hanno fatto perché credono profondamente al progetto del partito unitario del centrodestra, cosa che peraltro hanno dimostrato partecipando sempre numerosi alle iniziative dei gazebo, lo hanno fatto per lanciare un inequivocabile segnale al centrodestra locale, e, infine, lo hanno fatto anche per sottoscrivere le battaglie che con grande tenacia il centrodestra svolge dall’opposizione, in consiglio comunale e sul territorio.
Di tutto questo, al Partito democratico, sembrano non accorgersi.
Sembrano non accorgersi che a nulla sono valse le mosse propagandistiche lanciate alla vigilia del voto e ancora dopo il voto scelgono di parlare di quel progresso per Toritto di cui si dicono fautori che però, dopo dieci anni, è ancora tutto di là da venire.
Confidano nella speranza che con Berlusconi al governo, la sinistra riuscirà a mantenere le amministrazioni locali in un futuro che, pateticamente, come la volpe che non arriva all’uva, definiscono gustoso e interessante.
Ciarlano di richieste di riduzione dei costi della politica a livello regionale e nazionale, e omettono di parlare dei loro cospicui sprechi nella gestione del Comune.
Di fronte ad un risultato così netto e imponente come quello conseguito dal Popolo della Libertà, fanno spallucce pensando di farla franca ancora una volta e non si accorgono che quello uscito dalle urne il 13 e 14 aprile è il perentorio e irrevocabile avviso di sfratto per il sindaco Geronimo, la sua giunta e la sua maggioranza in disarmo.
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