Nel sud del Paese la campagna elettorale del Partito democratico è stata giocata su una massiccia dose di demonizzazione dell'alleanza tra il Popolo della Libertà e la Lega (spot come questi ne sono un esempio). Il tentativo non è evidentemente riuscito, i risultati conseguiti dalla coalizione guidata da Berlusconi sono stati molto buoni quasi ovunque. Emblematico il caso della Campania dell'emergenza rifiuti dove Pdl e Mpa hanno conquistato oltre il 50% dei voti.
Di politiche per il Mezzogiorno si discute da sempre con esiti tutt'altro che lusinghieri. Dando ormai per acquisito che ad essere controproducenti per il Sud sono Bassolino, Loiero o Vendola piuttosto che Bossi, è legittimo chiedersi quali saranno le mosse del nuovo governo in merito.
Ad iniziare dalla Riforma del titolo V della Costituzione, fino ai gravi ritardi nei programmi per l'utilizzo dei fondi comunitari 2007-2013, alla scellerata gestione della situazione in Campania, le scelte e le politiche attuate dal centrosinistra in questi anni si sono rivelate fortemente sbagliate. Raffaele Fitto, responsabile per le politiche per il Mezzogiorno di Forza Italia, ha parlato, in una intervista al Mattino di Napoli, a pochi giorni dalle elezioni, di un patto bipartisan per il rilancio del Sud e di una ripartenza dalla credibilità e dalle capacità. Credibilità che ha raggiunto in questi mesi i suoi minimi storici e non solo per i fatti più eclatanti ai quali abbiamo assistito. I deficit cronici nell'amministrazione e nella qualità dei servizi sanitari (lo Stato italiano è stato costretto a pagare 13 miliardi di debiti aggiuntivi per la sanità del Lazio e di altre regioni meridionali); gli sprechi clientelari delle 17 mila guardie ambientali calabresi; l'impiego dei fondi governativi e soprattutto comunitari in micro-progetti localistici e senza prospettive, sono le cifre distintive di un modo dissennato e improduttivo di impiegare le risorse di tutti i contribuenti italiani. Verrebbe da chiedere quanto avrebbe fruttato investire quelle risorse in politiche contro la criminalità; per la formazione; in progetti interregionali in grado di aprire a nuovi investimenti, di creare nuove infrastrutture, di potenziare il livello della sanità? Il quadro comunitario 2007-2013 va esattamente in questa direzione spingendo verso la progettualità interregionale, ma questo non basta. Per il rilancio del Sud gli investimenti razionali sono il minimo, c'è bisogno di un cambiamento di rotta in senso liberale come quello proposto dall'Istituto Bruno Leoni.
In Liberare l'Italia – Manuale delle riforme per la XVI legislatura, il think tank identifica nell'eccessivo peso della politica, va da sé, nella criminalità e nell'assistenzialismo i tre problemi principali del Mezzogiorno che si declinano in maniera diversa nelle diverse aree del Sud e che pongono il Governo di fronte alle svariate questioni meridionali. Lo Stato deve garantire interventi straordinari di tutela della legalità e dell'ordine, rafforzare la presenza delle forze di polizia nelle strade, migliorare il livello qualitativo dell'istruzione e della formazione, potenziare le sezioni regionali della Corte dei conti, per accrescere la cultura della legalità nell'amministrazione. Al contrario deve ridimensionare l'assistenza pubblica, lo Stato sociale e permettere una iniezione di libertà economica.
L'IBL suggerisce di liberare il Sud, per un periodo medio-lungo, da ogni forma di tassazione sulle imprese creando una no tax region, una vasta area di esenzione fiscale in grado di attirare e “autoprodurre” investitori, per un rilancio globale dell'economia, l'unico vero volano per lo sviluppo contro il potere criminale. L'operazione non costerebbe moltissimo se si considera che il gettito Ires proveniente dalle regioni meridionali, Abruzzo e Molise comprese, non supera i 4 miliardi di euro che potrebbero essere recuperati in termini di minori stanziamenti e contributi.
La proposta può sembrare rivoluzionaria ma se si considera che decenni di assistenzialismo e di sprechi hanno prodotto la situazione in cui siamo, forse vale la pena di fare la rivoluzione.
Di politiche per il Mezzogiorno si discute da sempre con esiti tutt'altro che lusinghieri. Dando ormai per acquisito che ad essere controproducenti per il Sud sono Bassolino, Loiero o Vendola piuttosto che Bossi, è legittimo chiedersi quali saranno le mosse del nuovo governo in merito.
Ad iniziare dalla Riforma del titolo V della Costituzione, fino ai gravi ritardi nei programmi per l'utilizzo dei fondi comunitari 2007-2013, alla scellerata gestione della situazione in Campania, le scelte e le politiche attuate dal centrosinistra in questi anni si sono rivelate fortemente sbagliate. Raffaele Fitto, responsabile per le politiche per il Mezzogiorno di Forza Italia, ha parlato, in una intervista al Mattino di Napoli, a pochi giorni dalle elezioni, di un patto bipartisan per il rilancio del Sud e di una ripartenza dalla credibilità e dalle capacità. Credibilità che ha raggiunto in questi mesi i suoi minimi storici e non solo per i fatti più eclatanti ai quali abbiamo assistito. I deficit cronici nell'amministrazione e nella qualità dei servizi sanitari (lo Stato italiano è stato costretto a pagare 13 miliardi di debiti aggiuntivi per la sanità del Lazio e di altre regioni meridionali); gli sprechi clientelari delle 17 mila guardie ambientali calabresi; l'impiego dei fondi governativi e soprattutto comunitari in micro-progetti localistici e senza prospettive, sono le cifre distintive di un modo dissennato e improduttivo di impiegare le risorse di tutti i contribuenti italiani. Verrebbe da chiedere quanto avrebbe fruttato investire quelle risorse in politiche contro la criminalità; per la formazione; in progetti interregionali in grado di aprire a nuovi investimenti, di creare nuove infrastrutture, di potenziare il livello della sanità? Il quadro comunitario 2007-2013 va esattamente in questa direzione spingendo verso la progettualità interregionale, ma questo non basta. Per il rilancio del Sud gli investimenti razionali sono il minimo, c'è bisogno di un cambiamento di rotta in senso liberale come quello proposto dall'Istituto Bruno Leoni.
In Liberare l'Italia – Manuale delle riforme per la XVI legislatura, il think tank identifica nell'eccessivo peso della politica, va da sé, nella criminalità e nell'assistenzialismo i tre problemi principali del Mezzogiorno che si declinano in maniera diversa nelle diverse aree del Sud e che pongono il Governo di fronte alle svariate questioni meridionali. Lo Stato deve garantire interventi straordinari di tutela della legalità e dell'ordine, rafforzare la presenza delle forze di polizia nelle strade, migliorare il livello qualitativo dell'istruzione e della formazione, potenziare le sezioni regionali della Corte dei conti, per accrescere la cultura della legalità nell'amministrazione. Al contrario deve ridimensionare l'assistenza pubblica, lo Stato sociale e permettere una iniezione di libertà economica.
L'IBL suggerisce di liberare il Sud, per un periodo medio-lungo, da ogni forma di tassazione sulle imprese creando una no tax region, una vasta area di esenzione fiscale in grado di attirare e “autoprodurre” investitori, per un rilancio globale dell'economia, l'unico vero volano per lo sviluppo contro il potere criminale. L'operazione non costerebbe moltissimo se si considera che il gettito Ires proveniente dalle regioni meridionali, Abruzzo e Molise comprese, non supera i 4 miliardi di euro che potrebbero essere recuperati in termini di minori stanziamenti e contributi.
La proposta può sembrare rivoluzionaria ma se si considera che decenni di assistenzialismo e di sprechi hanno prodotto la situazione in cui siamo, forse vale la pena di fare la rivoluzione.
2 commenti:
in data 24 aprile si è registrato il furto del tabellone che l'UGL in piazza Moro aveva esposto per festeggiare la vittoria di BERLUSCONI. nel testo si dava atto a Veltroni che si può fare : Silvio presidente e in un baleno via la sinistra arcobaleno dal Parlamento, e la sconfitta del PD di Prodi;Emiliano e il sindaco geronimo...
Dopo aver perso non sanno cosa fare e se la prendono con i cartelloni.
Nicola L.
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