La marcia pre-elettorale procede a tappe forzate. Il 2 marzo sono stati presentati al Viminale i simboli dei partiti, tra il 9 e il 10 dovranno essere consegnate le liste dei candidati, intanto si fa sempre più serrato il confronto sui programmi. Il Popolo della libertà lo scorso fine settimana ha chiamato i cittadini ad esprimersi sull'importanza di alcuni punti qualificanti del programma. Grande attenzione è stata riservata ai temi della riduzione della pressione fiscale su famiglie e imprese, all'abbattimento della spesa pubblica, al contrasto dell'immigrazione clandestina, alla certezza della pena, al ritorno al nucleare. Fatalmente minore consenso hanno riscosso le misure assistenziali del bonus scuola e del bonus bebè.
Parallelamente alla campagna elettorale, il Popolo della libertà ha avviato il percorso per giungere alla formazione del nuovo partito. Ne dava notizia nei giorni scorsi il sito di Panorama, secondo cui è stato firmato l'atto costitutivo che prevede la formazione di gruppi parlamentari comuni tra tutte le forze aderenti e uno statuto provvisorio che sarà alla base della fusione. Novità importanti sarebbero l'uso dello strumento delle primarie per la selezione dei candidati a tutti i livelli, il radicamento territoriale basato su una rete di circoli e associazioni, il taglio ai finanziamenti pubblici e un incentivo a quelli privati. Sul piano valoriale il gioco è presto fatto: pieno riconoscimento nel PPE, richiamo alle radici giudaico-cristiane dell’Europa, e alla sua comune eredità culturale classica, umanistica e illuministica.
Il primo importante risultato di questo cammino intrapreso è il programma con cui il Pdl si candida al governo del Paese. Gli esponenti liberali hanno parlato di un'ottima impostazione basata su un mix di detassazione-riduzione della spesa e protezione. Dal punto di vista delle politiche ambientali vengono accolte le istanze di Più azzurro, più verde, dal ritorno al nucleare, al risparmio energetico, dalla valorizzazione delle fonti alternative e rinnovabili fino all'abbinamento tra raccolta differenziata dei rifiuti e termovalorizzatori.
A partire dal programma, il Pdl si presenta come il luogo politico in cui le ricette liberali di politica economica hanno piena cittadinanza e in cui si riunisce, dopo anni di peregrinazioni, la gran parte dei soggetti autenticamente liberali. Se si escludono infatti i malinconici questuanti Pannella e Bonino, fagogitati all'interno di un Partito democratico che non li rispetta, e altri gruppuscoli kamikaze, il grosso delle forze liberali è oggi nel Pdl che raggiunge il risultato storico della sintesi tra liberali radicali e moderati. Per dirla con Alfredo Biondi, il Pdl avrà al suo interno un vero polo liberale composto da soggetti che, capaci di abbandonare i settarismi, si uniscono per la realizzazione di alcuni fondamentali obiettivi concreti.
Le parole usate qualche giorno fa da Silvio Berlusconi a Radio anch'io hanno connotato ancora meglio la natura liberale del nuovo partito: “siamo un partito anarchico, perche’ su questioni di etica e morale noi lasciamo liberta’ di coscienza”. Berlusconi usa provocatoriamente l'aggettivo anarchico in luogo di liberale per riferirsi alla molteplicità e alla ricchezza di posizioni che soprattutto sui temi etici è presente all'interno del Pdl. Una molteplicità che rappresenta una risorsa più che un ostacolo e che caratterizza anche il Partito Popolare europeo.
Le questioni della biopolitica (origine della vita, aborto, fecondazione medicalmente assistitita, testamento biologico) come pure quelle relative alla morale familiare (unioni di fatto etero ed omosessuali, divorzio breve), pur occupando giustamente un sempre maggiore spazio nel dibattito pubblico, non sono e non devono essere né alla base dell'identità valoriale di un partito, questo comporterebbe una radicalizzazione dello scontro oltremodo dannosa per la discussione di questi temi che più di altri hanno bisogno di un confronto sereno, né tantomeno alla base dell'azione di governo. Se interventi legislativi su queste tematiche si rendono necessari, è all'interno del Parlamento che devono ricercarsi le maggioranze in grado di approvarli. Come ricordava Benedetto Della Vedova in un recente articolo su Charta minuta, il mensile della Fondazione Farefuturo, i soggetti a vocazione maggioritaria (come il Partito democratico e il Popolo della libertà si candidano ad essere) richiedono l'elaborazione di una piattaforma politica che non abbia ambizioni organiche e che, sul modello dei partiti americani, si basi sulla piena e ricca libertà di opinione, di associazione e di coscienza in una prospettiva, nei confronti dell'avversario, di sempre maggiore condivisione sul piano dei valori e di competizione su quello delle politiche.
L'esigenza di abbinare la lotta allo statalismo economico-sociale a quella contro lo statalismo etico-morale è da sempre una prerogativa imprescendibile dei liberali, sicuramente più radicata nel centrodestra europeo (Sarkozy, Cameron, Merkel, Rajoy) che in quello italiano. All'interno del Popolo della libertà i liberali non portano solo le loro istanze relative alla politica economica e fiscale ma anche, da posizioni ancora minoritarie, la loro visione sulla biopolitica e sulla morale familiare sicuramente proficua per un dibattito degno di un grande partito plurale.
La figura rappresenta il logo di Neolib
Parallelamente alla campagna elettorale, il Popolo della libertà ha avviato il percorso per giungere alla formazione del nuovo partito. Ne dava notizia nei giorni scorsi il sito di Panorama, secondo cui è stato firmato l'atto costitutivo che prevede la formazione di gruppi parlamentari comuni tra tutte le forze aderenti e uno statuto provvisorio che sarà alla base della fusione. Novità importanti sarebbero l'uso dello strumento delle primarie per la selezione dei candidati a tutti i livelli, il radicamento territoriale basato su una rete di circoli e associazioni, il taglio ai finanziamenti pubblici e un incentivo a quelli privati. Sul piano valoriale il gioco è presto fatto: pieno riconoscimento nel PPE, richiamo alle radici giudaico-cristiane dell’Europa, e alla sua comune eredità culturale classica, umanistica e illuministica.
Il primo importante risultato di questo cammino intrapreso è il programma con cui il Pdl si candida al governo del Paese. Gli esponenti liberali hanno parlato di un'ottima impostazione basata su un mix di detassazione-riduzione della spesa e protezione. Dal punto di vista delle politiche ambientali vengono accolte le istanze di Più azzurro, più verde, dal ritorno al nucleare, al risparmio energetico, dalla valorizzazione delle fonti alternative e rinnovabili fino all'abbinamento tra raccolta differenziata dei rifiuti e termovalorizzatori.
A partire dal programma, il Pdl si presenta come il luogo politico in cui le ricette liberali di politica economica hanno piena cittadinanza e in cui si riunisce, dopo anni di peregrinazioni, la gran parte dei soggetti autenticamente liberali. Se si escludono infatti i malinconici questuanti Pannella e Bonino, fagogitati all'interno di un Partito democratico che non li rispetta, e altri gruppuscoli kamikaze, il grosso delle forze liberali è oggi nel Pdl che raggiunge il risultato storico della sintesi tra liberali radicali e moderati. Per dirla con Alfredo Biondi, il Pdl avrà al suo interno un vero polo liberale composto da soggetti che, capaci di abbandonare i settarismi, si uniscono per la realizzazione di alcuni fondamentali obiettivi concreti.
Le parole usate qualche giorno fa da Silvio Berlusconi a Radio anch'io hanno connotato ancora meglio la natura liberale del nuovo partito: “siamo un partito anarchico, perche’ su questioni di etica e morale noi lasciamo liberta’ di coscienza”. Berlusconi usa provocatoriamente l'aggettivo anarchico in luogo di liberale per riferirsi alla molteplicità e alla ricchezza di posizioni che soprattutto sui temi etici è presente all'interno del Pdl. Una molteplicità che rappresenta una risorsa più che un ostacolo e che caratterizza anche il Partito Popolare europeo.
Le questioni della biopolitica (origine della vita, aborto, fecondazione medicalmente assistitita, testamento biologico) come pure quelle relative alla morale familiare (unioni di fatto etero ed omosessuali, divorzio breve), pur occupando giustamente un sempre maggiore spazio nel dibattito pubblico, non sono e non devono essere né alla base dell'identità valoriale di un partito, questo comporterebbe una radicalizzazione dello scontro oltremodo dannosa per la discussione di questi temi che più di altri hanno bisogno di un confronto sereno, né tantomeno alla base dell'azione di governo. Se interventi legislativi su queste tematiche si rendono necessari, è all'interno del Parlamento che devono ricercarsi le maggioranze in grado di approvarli. Come ricordava Benedetto Della Vedova in un recente articolo su Charta minuta, il mensile della Fondazione Farefuturo, i soggetti a vocazione maggioritaria (come il Partito democratico e il Popolo della libertà si candidano ad essere) richiedono l'elaborazione di una piattaforma politica che non abbia ambizioni organiche e che, sul modello dei partiti americani, si basi sulla piena e ricca libertà di opinione, di associazione e di coscienza in una prospettiva, nei confronti dell'avversario, di sempre maggiore condivisione sul piano dei valori e di competizione su quello delle politiche.
L'esigenza di abbinare la lotta allo statalismo economico-sociale a quella contro lo statalismo etico-morale è da sempre una prerogativa imprescendibile dei liberali, sicuramente più radicata nel centrodestra europeo (Sarkozy, Cameron, Merkel, Rajoy) che in quello italiano. All'interno del Popolo della libertà i liberali non portano solo le loro istanze relative alla politica economica e fiscale ma anche, da posizioni ancora minoritarie, la loro visione sulla biopolitica e sulla morale familiare sicuramente proficua per un dibattito degno di un grande partito plurale.
1 commento:
bella bastosta elettorale al sarkosì
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