“E' la democrazia, bellezza!”. Avrebbe certamente detto così l'Humphrey Bogart de L'ultima minaccia se si fosse trovato davanti i 157 simboli presentati al Ministero dell'interno per le elezioni del 13 e 14 aprile. Già, “solo” 157 e non più 177 o 181 com'era stato detto nei giorni scorsi, il computo definitivo registra anche la riammissione dei simboli modificati de La Destra e di Unione Democratica.
Il campionario delle stranezze è davvero ampio si va dagli Impotenti esistenziali, al gusto un po' dannunziano dei Giovani poeti d'azione, dalla lista No Mondezza, al Partito internettiano fino al movimento Pane, pace, lavoro. Tra i simboli più eccentrici quello di Difesa della famiglia che ha come logo nientemeno che il Tondo Doni e quello di Zarlenga omnia, un planisfero verde in campo blu con palloni da calcio sparsi. Ci sono i partiti dal nome criptico (Non remare contro, 100%, Movimento del delfino, Partito dell'alleanza) e quelli che ammiccano all'antipolitica (uno per tutti la Lista del Grillo Parlante il cui sito contiene un'unica, perentoria, ultimativa frase Mandiamoli tutti a casa il 13 e 14 aprile con il voto!!!).
In realtà la stragrande maggioranza di questi simboli non approderà mai sulle schede elettorali, molti sono stati depositati solo a scopo cautelativo per impedirne il plagio (si pensi a quelli di AN, Forza Italia, Rosa Bianca, Rifondazione comunista), per gli altri la raccolta delle firme che occorrono per la presentazione delle liste si annuncia come una missione impossibile. Secondo Politicalink, portale che monitora con non comune pedanteria sondaggi, liste e programmi, le coalizioni o i singoli partiti che minacciano di presentare davvero le proprie liste, almeno in una delle Camere, almeno in una regione d'Italia, sono ben 28, se si esclude il povero Mastella. E anche qui le sorprese non mancano.
A sinistra della Sinistra – l'arcobaleno, troviamo il Partito comunista dei lavoratori di Ferrando, Sinistra critica, il Partito di alternativa comunista di ispirazione trotskista e il Partito comunista marxista leninista che candida a premier Domenico Savio che per ovvie ragioni non ha nulla a che fare col santo. Ad accogliervi sul sito del PCIM-L le fiere note di Bandiera rossa e i profili di Marx, Egels, Lenin e...Stalin (sic!). Dentro ci trovate tutto il kit completo del nostalgico comunista: gli inni, la poesia Il Partito di Majakowskij, la celebrazione della rivoluzione d'ottobre e persino un videocorso per la formazione delle nuove leve del marxismo leninismo. Nessuna traccia di qualcosa che possa, anche lontanamente, assomigliare ad un programma.
La Santanchè sembra un'educanda timida e spaurita se si guarda a quello che c'è alla sua destra: la coalizione tra il MIS di Rauti e Forza nuova, e il redivivo Movimento sociale italiano – Destra nazionale di Saya. Il sito del partito è lugubre e vi si accede cliccando sull'immagine de Il giuramento degli Orazi di David (?). Aquile littorie, fiamme ardenti, un'inquietante musica marziale e sotto l'enorme simbolo del partito, il testo rimaneggiato di una poesia dell'autore romantico tedesco Heine. Anche qui nessun programma.
Tra le decine di leghe e movimenti federalisti spicca la Lega Sud - Ausonia (regione anticamente abitata dagli Ausoni tra la Campania e la Calabria), candidato premier Gianfranco Vestuto. La Lega Sud fa il verso alla Lega Nord nei colori e nelle iniziative (l'elezione di Miss Ausonia ad esempio...), ma Vestuto e i suoi non pensano solo alla politica come i combattivi omologhi padani, nel loro sito c'è spazio anche per tante belle fotografie, per le iniziative sportive, per le attività e la storia della famiglia Vestuto con tanto di stemma araldico, e persino per l'annuncio della vendita di una villa in località Varcaturo.
Poche idee ma confuse per la Lista civica nazionale “Io non voto”, lo slogan recita testualmente: il partito degli astensionisti che non promuove l'astensionismo. In compenso loro almeno hanno una mission (Mandiamoli a casa con un semplice segno e...i soldi dei partiti alla ricerca sul cancro) e un bel decalogo d'onore dei candidati su pergamena.
Dulcis in fundo c'è lei. Lei che, stando alla biografia scritta di proprio pugno, è stata da sempre avversata da spregiudicati politici che la vedevano come una temibile rivale, lei che, come la quercia della stamperia delle edizioni di Montecassino, "Troncata Rinverdisce" (?). Si tratta di Mirella Cece candidata premier del Sacro Romano Impero Liberale Cattolico. Il suo simbolo è il più bello di tutti, ha dentro i gigli di Firenze e quelli dei Borbone, la corona degli Asburgo e la tiara pontificia, una grande croce all'interno di uno stemma e tre, ben tre, cammei con l'effige della stessa Cece, fondatrice del partito, che, acconciata arditissimamente, ci guarda bonaria e regale. Il sito internet del partito non è da meno, le note della primavera di Vivaldi fanno da sottofondo alle sezioni sulla storia dell'Impero romano, del Sacro Romano Impero e dell'Impero austroungarico. Abbondante la rassegna stampa, peccato solo che sia aggiornata al marzo 1992. Le sezioni relative ai progetti politici e al calendario degli eventi sono emblematicamente vuote, ma che importa, a che servono i programmi se alla presidenza del consiglio ci sarà l'illuminata Madame Cece che terza su 177, il 29 febbraio scorso, depositava al Viminale il glorioso simbolo del suo partito.
venerdì 7 marzo 2008
E' la democrazia, bellezza! Dai nostalgici di Stalin al Sacro Romano Impero dell'impareggiabile Madame Cece, tutto l'assurdo della campagna elettorale
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