Oggi dall'auditorium della musica di Roma, Silvio Berlusconi ha presentato il programma del Popolo della libertà: sette missioni per il futuro del Paese messo in ginocchio dalla sinistra. Domani e domenica invece, 10 mila gazebo saranno nelle piazze dei comuni italiani per raccogliere le impressioni e i pareri dei cittadini su alcuni temi inseriti nel programma, dalla sicurezza alle politiche per la famiglia, dal fisco all'economia fino alle infrastrutture. Le sette missioni tracciano un progetto di governo realistico, agile e pragmatico che non promette miracoli e che si incardina nella tradizione liberale del centrodestra italiano che oggi si riconosce nel Popolo della libertà.
In attesa di trattare diffusamente i singoli punti del programma nel corso della campagna elettorale, voglio dedicare questo post alla matrice ideale che ha ispirato quel programma e più in generale l'intero progetto politico del Popolo della libertà: il Partito Popolare europeo, a cui il presidente Berlusconi si è richiamato fin dalla rivoluzione del predellino dicendo che il nuovo partito sarebbe stato il corrispettivo italiano di quella grande famiglia della democrazia e della libertà che è il Partito Popolare europeo.
I partiti e le associazioni che hanno aderito al Popolo della libertà ne fanno una forza composita che, oltre a Forza Italia ed AN, vede l'apporto dell'associazionismo politico di varia estrazione (Circoli della libertà, Circoli del buon governo, Circoli de L'Opinone, Gaylib), di formazioni cattoliche (DCA, Popolari liberali), di partiti di ispirazione socialista (Nuovo PSI, Socialisti riformisti), di partiti di scopo (Pensionati, Italiani nel mondo), di formazioni di destra (Azione sociale, Destra liberale) come di laici e liberali (Riformatori liberali, Liberal democratici, Decidere!, PRI). Un universo che difficilmente potrebbe essere ricondotto al PPE se questo fosse considerato, come spesso ancora accade, solo un raggruppamento di democratici cristiani. In realtà il Partito Popolare europeo già dagli anni '80 è andato perdendo la sua connotazione confessionale per configurarsi sempre più come la forza dei conservatori europei alternativi alla sinistra.
Fin dal giugno 1953 il gruppo dei democratici cristiani in seno alla Comunità europea del carbone e dell'acciaio, riuniva i membri di ispirazione cristiana nominati dai parlamenti nazionali. Il PPE nacque ufficialmente nel 1976 in occasione delle prime elezioni dirette del Parlamento europeo. I partiti fondatori provenivano da Germania, Italia, Francia, Paesi Bassi, Lussemburgo e Irlanda e guardavano più a sinistra che a destra. Solo la Cdu/Csu tedesca ebbe da subito l'intenzione di voler dialogare con tutte le forze conservatrici.
Anche per i destini del Partito Popolare europeo la caduta del muro di Berlino segnò un passaggio epocale. Il cancelliere tedesco Helmut Kohl si fece promotore di uno spostamento sempre più marcato del partito su posizioni moderate, peraltro, già nel corso degli anni '80, erano entrati nel PPE due formazioni non particolarmente legate alla tradizione cristiano democratica, la Nea demokratia greca e il Partido Popular spagnolo.
Nel 1992 l'adesione dei conservatori britannici e danesi, che avevano dato vita in precedenza al Gruppo democratico europeo, segnò il definitivo abbandono del connotato confessionale del partito. Successivamente aderirono anche il centrodestra portoghese, che abbandonava il gruppo liberale, e i giscardiani francesi. L'allargamento dell'Unione del 1995 portò all'ingresso dei partiti conservatori di Svezia e Finlandia, nel 1999 entrò nel PPE anche l'Rpr gollista fino ad allora nel Raggruppamento democratico europeo. Giscardiani e Rpr sono stati sostituiti nel 2002 dall'Ump (Unione per il movimento popolare) il nuovo partito unitario del centrodestra francese. Sempre nel 1999, a sancire anche formalmente l'ampliamento della base ideale del PPE, il cambio di denominazione del gruppo facente capo al partito nel parlamento europeo. Su richiesta dei Tories britannici infatti, il gruppo assunse il nome di Partito Popolare europeo – Democratici europei.
L'allargamento del 2004 ha portato all'ingresso nel partito delle formazioni di centrodestra di Ungheria, Malta, Cipro e dei Paesi baltici. Particolarmente interessante il processo di adesione del Cds-Pp portoghese che, dall'Unione per l'Europa delle Nazioni, è passato al PPE . Il percorso è lo stesso che si propone di compiere Alleanza Nazionale e che sarà di certo accelerato dalla sua adesione al Popolo della libertà.
Dopo l'uscita dal PPE dei democristiani della Margherita e l'ingresso di Forza Italia nel 1999, anche l'Italia si è allineata al contesto europeo che vede nel Partito Popolare la casa dei moderati e dei conservatori europei.
Il Partito Popolare europeo conta oggi 69 partiti membri di 37 stati diversi; ha due organizzazioni giovanili, lo Youth of the European People’s Party (Yepp) e lo European Democrat Students (Eds). Il gruppo PPE-DE è il più numeroso all'interno del Parlamento europeo con 277 deputati di tutti i 27 Paesi membri e di cui i democristiani sono una minoranza.
Questa sommaria panoramica storica non lascia dubbi sulla matrice ideale del Partito Popolare europeo che permette di inserire pienamente la forza moderata, liberale e identitaria del Popolo della libertà al suo interno.
In attesa di trattare diffusamente i singoli punti del programma nel corso della campagna elettorale, voglio dedicare questo post alla matrice ideale che ha ispirato quel programma e più in generale l'intero progetto politico del Popolo della libertà: il Partito Popolare europeo, a cui il presidente Berlusconi si è richiamato fin dalla rivoluzione del predellino dicendo che il nuovo partito sarebbe stato il corrispettivo italiano di quella grande famiglia della democrazia e della libertà che è il Partito Popolare europeo.
I partiti e le associazioni che hanno aderito al Popolo della libertà ne fanno una forza composita che, oltre a Forza Italia ed AN, vede l'apporto dell'associazionismo politico di varia estrazione (Circoli della libertà, Circoli del buon governo, Circoli de L'Opinone, Gaylib), di formazioni cattoliche (DCA, Popolari liberali), di partiti di ispirazione socialista (Nuovo PSI, Socialisti riformisti), di partiti di scopo (Pensionati, Italiani nel mondo), di formazioni di destra (Azione sociale, Destra liberale) come di laici e liberali (Riformatori liberali, Liberal democratici, Decidere!, PRI). Un universo che difficilmente potrebbe essere ricondotto al PPE se questo fosse considerato, come spesso ancora accade, solo un raggruppamento di democratici cristiani. In realtà il Partito Popolare europeo già dagli anni '80 è andato perdendo la sua connotazione confessionale per configurarsi sempre più come la forza dei conservatori europei alternativi alla sinistra.
Fin dal giugno 1953 il gruppo dei democratici cristiani in seno alla Comunità europea del carbone e dell'acciaio, riuniva i membri di ispirazione cristiana nominati dai parlamenti nazionali. Il PPE nacque ufficialmente nel 1976 in occasione delle prime elezioni dirette del Parlamento europeo. I partiti fondatori provenivano da Germania, Italia, Francia, Paesi Bassi, Lussemburgo e Irlanda e guardavano più a sinistra che a destra. Solo la Cdu/Csu tedesca ebbe da subito l'intenzione di voler dialogare con tutte le forze conservatrici.
Anche per i destini del Partito Popolare europeo la caduta del muro di Berlino segnò un passaggio epocale. Il cancelliere tedesco Helmut Kohl si fece promotore di uno spostamento sempre più marcato del partito su posizioni moderate, peraltro, già nel corso degli anni '80, erano entrati nel PPE due formazioni non particolarmente legate alla tradizione cristiano democratica, la Nea demokratia greca e il Partido Popular spagnolo.
Nel 1992 l'adesione dei conservatori britannici e danesi, che avevano dato vita in precedenza al Gruppo democratico europeo, segnò il definitivo abbandono del connotato confessionale del partito. Successivamente aderirono anche il centrodestra portoghese, che abbandonava il gruppo liberale, e i giscardiani francesi. L'allargamento dell'Unione del 1995 portò all'ingresso dei partiti conservatori di Svezia e Finlandia, nel 1999 entrò nel PPE anche l'Rpr gollista fino ad allora nel Raggruppamento democratico europeo. Giscardiani e Rpr sono stati sostituiti nel 2002 dall'Ump (Unione per il movimento popolare) il nuovo partito unitario del centrodestra francese. Sempre nel 1999, a sancire anche formalmente l'ampliamento della base ideale del PPE, il cambio di denominazione del gruppo facente capo al partito nel parlamento europeo. Su richiesta dei Tories britannici infatti, il gruppo assunse il nome di Partito Popolare europeo – Democratici europei.
L'allargamento del 2004 ha portato all'ingresso nel partito delle formazioni di centrodestra di Ungheria, Malta, Cipro e dei Paesi baltici. Particolarmente interessante il processo di adesione del Cds-Pp portoghese che, dall'Unione per l'Europa delle Nazioni, è passato al PPE . Il percorso è lo stesso che si propone di compiere Alleanza Nazionale e che sarà di certo accelerato dalla sua adesione al Popolo della libertà.
Dopo l'uscita dal PPE dei democristiani della Margherita e l'ingresso di Forza Italia nel 1999, anche l'Italia si è allineata al contesto europeo che vede nel Partito Popolare la casa dei moderati e dei conservatori europei.
Il Partito Popolare europeo conta oggi 69 partiti membri di 37 stati diversi; ha due organizzazioni giovanili, lo Youth of the European People’s Party (Yepp) e lo European Democrat Students (Eds). Il gruppo PPE-DE è il più numeroso all'interno del Parlamento europeo con 277 deputati di tutti i 27 Paesi membri e di cui i democristiani sono una minoranza.
Questa sommaria panoramica storica non lascia dubbi sulla matrice ideale del Partito Popolare europeo che permette di inserire pienamente la forza moderata, liberale e identitaria del Popolo della libertà al suo interno.
5 commenti:
Ottimo articolo, complimenti... E' una giusta iniziativa quella di spiegare cosa sia davvero il partito popolare europeo, dato che molti nostri elettori (soprattutto liberali) storcono il naso riconducendolo ad una sorta di Democrazia Cristiana dei giorni nostri. Invece io credo che esso sia il futuro anche dei liberali, che possono organizzarsi in 'corrente' al suo interno dialogando con le altre forze conservatrici. Essere settari e snob non giova alla nostra causa.
PS: Grazie per il link, ti inseriamo anche noi al più presto.
Francesco
sono d'accordo.
il problema non dovrebbe porsi per i liberali.
Il PPE è un gruppo a maggioranza di liberali e democristiani.
Qualche problema dovrebbe però farselo AN(ed infatti alcuni all' interno se lo fanno)
Se è vero che, nei fatti, AN è un partito conservatore, culturalmente è ancora (in parte) legato agli identitarismi missini che sono estranei al PPE.
Conservatori nel 2008????? Avete letto cosa ne pensa il PPE sulla candidatura di Ciarrapico??? L'utile fascista di turno......
Certo conservatori, informati sul significato che la parola conservatore può avere nel 2008. Chiedilo al leader dell'opposizione inglese Cameron o al presidente francese Sarkozy.
Quindi niente liberalizzazioni tipo notai e caste varie........ azz che prosettive ..........
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