martedì 11 dicembre 2007

Ne succedono di tutti i colori

Mentre Torino piange gli operai della ThyssenKrupp, morti atrocemente di lavoro; mentre i camionisti continuano a scioperare; mentre il rapporto annuale del Censis sulla situazione sociale del Paese descrive l'Italia come una poltiglia informe, la politica è sempre più concentrata sul proprio ombelico.
E' successo che il presidente della Camera Bertinotti, citando Flaiano, definisse il presidente del Consiglio il più grande poeta morente, avendo cura di ritrattare poco dopo sia il “grande” che il “poeta”, ha parlato del suo governo come di una esperienza fallita. E' successo che il giorno dopo il presidente Prodi, tramite il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Micheli, rispondesse a brutto muso a Bertinotti accusandolo di non avere senso dello Stato. E' successo anche che molti si trovassero d'accordo con entrambi perché, se non c'è dubbio che il governo Prodi sia in avanzato stato di decomposizione, è altrettanto vero che Bertinotti riveste il suo ruolo istituzionale con straordinaria disinvoltura. E' successo che di fronte a tutto questo il Quirinale tacesse.
E' successo che, in crisi di astinenza da riflettori, i semprelitiganti Di Pietro e Mastella si accodassero, beninteso ognuno per proprio conto, alla richiesta di verifica nel governo, già avanzata dai partiti della sinistra e da Dini, beninteso ognuno per proprio conto, dopo il primo voto sul protocollo sul welfare. La verifica è prevista a gennaio, sempre che il governo sopravviva e sempre che riesca a superare il vertice di maggioranza sulla riforma elettoral-costituzional-regolamentare. Dubbi sul nome da dare all'affollata assemblea che dovrà imprimere nuovo vigore all'azione di governo, tre finora le alternative: “Caserta un anno dopo”; “A dodici mesi dal dodecalogo” oppure “Ricordando le 285 pagine di programma”...
E' successo che il governo ponesse la fiducia sul decreto sicurezza per evitare l'ostruzionismo dell'opposizione che si sostanziava in pochi emendamenti...
E' successo quindi che il governo contravvenisse all'appello del Capo dello Stato di non ricorrere continuamente al voto di fiducia (in un anno e mezzo, in Senato è stata posta oltre venti volte). E' successo che il governo riuscisse ad ottenerla solo grazie al voto favorevole di alcuni senatori a vita contravvenendo al monito del Capo dello Stato che, in occasione della crisi di governo del febbraio scorso, esortò l'esecutivo alla ricerca in Parlamento di una maggioranza autonoma cioè, lo disse a chiare lettere, al netto dei senatori a vita. E' successo che di fronte a tutto questo il Quirinale continuasse a tacere.
E' successo anche che ci togliessero dall'impaccio lessicale che ci attanaglia da tempo: come chiamare le formazioni a sinistra del Pd? Sinistra radicale? Estrema sinistra? Sinistra massimalista? Sinistra oltranzista? Cosa rossa? No. Con un inusuale guizzo di fantasia hanno deciso di chiamarsi La Sinistra – l'Arcobaleno. Si è tenuta infatti alla Fiera di Roma una due giorni di assemblee e dibattiti al termine della quale è nata la federazione tra Rifondazione comunista, Comunisti italiani, Verdi e Sinistra democratica. La Sinistra critica, costola di Rifondazione, tenendo fede al suo nome, si chiama fuori. Ovazioni per Pietro Ingrao e per Nichi Vendola leader in fieri della nascente formazione. I segretari dei quattro partiti promettono battaglia: possiamo aspirare al 15% dei voti, 150 parlamentari conteranno più di Dini e della Binetti, ma poi giurano da oggi il governo Prodi è più forte...
E' successo che Fini incarnasse sempre più un paradosso. Aggiungendosi al fuoco di sbarramento bipartisan contro la proposta di riforma elettorale Vassallo-Ceccanti, l'ha definita legge truffa, utile solo agli interessi di Veltroni e Berlusconi. Meglio il referendum, che rende indispensabili alleanze preventive, e garantisce il premio di maggioranza al vincente delle due macro-liste che non sono altro che le vecchie coalizioni. Peccato però che quando non va a pranzo con Casini (proporzionalista convinto, uomo delle mani libere e antireferendario) e Montezemolo per parlare di Cose bianche, agevoli il dialogo con l'alleato privilegiato Berlusconi dicendo che è alle comiche finali.
E' successo anche, appena fuori del recinto della politica, che a Daniele Luttazzi chiudessero Decameron su La7 per via di alcune amenità riferite a Giuliano Ferrara. Già beatificato dopo l'editto di Sofia, ora è stato immolato sull'altare della libertà di satira, reso martire della censura e definitivamente santificato.
E' successo, di fronte ad un tale distacco tra politica e Paese, di pensare se non sia il caso di somministrare urgentemente una generalizzata e massiccia dose di buon senso...

4 commenti:

Anonimo ha detto...

a livello nazionale tutti contro tutti.. a toritto dopo 15 anni di ognuno per se.. tipo pierino contro tutti.. ora tutti con pierino contro tutti... LE COMICHE ... da ridere forza italia - arcobaleno, ora che arcobaleno è la cosa rossa ...ah aha ah aha

Anonimo ha detto...

alla tedesca
alla spagnola
alla pecorina
alla vassellina (vassallum?!)
alla bianco
ma tutti fuori dalle balle no?

Anonimo ha detto...

Mi chiedevo se non fosse il caso di somministrare una massiccia dose di buon senso. Buon senso, non qualunquismo. Di quello ce n'è fin troppo in giro! :-)

Anonimo ha detto...

Hai perfettamente ragione...viviamo un periodo d'impazzimento generalizzato..
http://www.camelotdestraideale.it/