mercoledì 21 novembre 2007

Quando il gioco si fa duro

Ve la ricordate la reazione di Silvio Berlusconi quando gli chiedevano come mai il suo governo non fosse riuscito a realizzare questa o quella riforma? Con aria per un attimo sconsolata rispondeva “se Forza Italia avesse ottenuto il 51%...
Ebbene da domenica pomeriggio il Cavaliere si sta attrezzando per raggiungere l'obiettivo, sull'onda degli 8 milioni di firme ottenuti dalla sottoscrizione per tornare al voto subito, ha rotto gli indugi e ha deciso di iscriversi all'esclusivissimo club dei partiti a vocazione maggioritaria rendendosi da subito disponibile al dialogo con l'unico altro socio cioè il Pd di Walter Veltroni.
Per alcuni la nascita del Partito delle libertà o Popolo della libertà è solo un'operazione di restyling, un cambio di denominazione per Forza Italia. Chi sostiene questa tesi è convinto che Berlusconi abbia fatto di necessità virtù: dopo la mancata spallata al governo era iniziato il processo ai suoi danni da parte degli alleati che chiedevano a gran voce un cambio di strategia e che si dimostravano disposti a discutere della riforma elettorale con Veltroni e con il centro sinistra, anche senza un Berlusconi sempre più isolato. Per sottrarsi al processo da un lato e all'isolamento dall'altro, il presidente di Forza Italia, con un autentico colpo di teatro, non solo si è reso disponibile al dialogo sulla riforma della legge elettorale, ma ha anche lanciato un nuovo partito. Con una mossa ha quindi scavalcato gli alleati aprendo al modello tedesco, evitato di ammettere il cambio di strategia, intercettato un certo sentimento di antipolitica da tramutare in consenso.
Per altri il Pdl non è frutto di tattica politica ma ha un orizzonte ben più ampio e preciso che porta Forza Italia a diventare l'asse portante di un partito che si richiama direttamente al Partito Popolare europeo e che punta, col tempo, ad annettere tutte le componenti moderate.
Forse hanno ragione entrambi. E' innegabile che il Pdl nasca da specifiche contingenze e dall'idea di un Berlusconi che, stanco di fare da mediatore tra le varie forze di una Cdl da tempo malconcia, decide di far pesare tutta la propria forza elettorale e la propria leadership lanciando un partito aperto a tutti ma di cui detiene saldamente il copyright. E' altresì vero che la nascita del progetto è solo stata accelerata dal particolare momento politico ma certamente non sarebbe stata possibile se Forza Italia non fosse saldamente inserita nell'alveo del PPE.
La scelta di Berlusconi di aprire il dialogo sulla riforma della legge elettorale rappresenta il primo fondamentale atto del Pdl. Archiviata di fatto la possibilità di andare subito al voto, il Cavaliere registra l'impraticabilità di una modifica minima della legge elettorale vigente e si dice disponibile a discutere del modello tedesco non solo perché sembra riscuotere il consenso di più partiti, ed è quindi quello che potrebbe essere più facilmente approvato, ma anche perché, l'applicazione del sistema proporzionale con sbarramento meglio si confà al nuovo corso “delle mani libere”.
L'approvazione di una legge elettorale ispirata al sistema tedesco porterebbe ad un quadro di scomposizione e ricomposizione delle forze politiche attualmente in campo. Oltre al Pd e al Pdl prenderebbero concretezza l'ipotesi della cosiddetta “Cosa bianca” (Bruno Tabacci ne ha già parlato), una convergenza di partiti di centro di ispirazione cattolica, Udc e Udeur innanzitutto con l'apporto di personalità come Pezzotta o Monti, e si consoliderebbe il percorso comune della sinistra comunista, democratica e verde.
Ciò detto bisogna anche però essere realisti, nessuna delle forze attualmente o in fieri in campo è in grado di raggiungere da sola la fatidica soglia del 51% che gli consentirebbe di dar vita ad un governo monocolore, tanto più che allo stato pare essere esclusa dalla riforma la previsione di un premio di maggioranza. Si renderebbero quindi necessarie delle alleanze che mi rifiuto di pensare possano essere rimandate a dopo le elezioni. Se una cosa buona c'è stata in questa cosiddetta seconda Repubblica in completa decadenza è stata la chiarezza che regolava il rapporto tra elettori ed eletti, il cittadino votava una coalizione o un partito che di questa faceva parte e al tempo stesso ne sottoscriveva il programma e avallava la scelta del candidato premier. Questo è un patrimonio che considero irrinunciabile e se è innegabile che il bipolarismo italiano, così come lo abbiamo conosciuto, non ha risposto alle esigenze di governabilità e necessiti di un intervento è altrettanto innegabile che un sistema nel quale programmi e alleanze si decidono dopo il voto è inaccettabile. Al di là dei dissapori del momento, legati a questioni personali e alla mai sopita guerra dei leader che tanti danni ha fatto finora, la Cdl ha il dovere morale di fronte ai suoi elettori, qualunque sia il sistema elettorale che venga approvato, di rimettere insieme i suoi cocci, almeno i più importanti e di far valere la maggiore omogeneità ideologica rispetto alla sinistra, che rappresenta la sua vera carta vincente.
Restando fermo che nessun sistema elettorale sarà in grado di risolvere problemi che sono eminentemente politici, la situazione è molto fluida per non dire confusa nel centro-destra come nel centro-sinistra. Sullo sfondo rimangono il countdown per il referendum abrogativo sulla legge elettorale vigente e il governo che, c'è da giurarci, continuerà a vendere cara la pelle sia a un Berlusconi il cui obiettivo prioritario è tornare al voto ma anche ad un Veltroni che, nonostante le apparenze, è tutto proiettato al dopo Prodi e che non ci sta a farsi logorare ulteriormente. Staremo a vedere cosa succederà in attesa che si torni a parlare di politica. Quella vera.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

I primi a rispondere all'appello per il "partito dei moderati" sono stati Storace e Daniela Santanchè....

Anonimo ha detto...

Nonostante non condivida affatto molti aspetti di cui discuti, hai un'ottima dialettica e chiarezza espositiva. Mi spiace soltanto che in alcuni tuoi ragionamenti manchi quella dose di realismo e oggettività necessaria per capire a fondo la realtà politica (e storica) del nostro Paese. Ad esempio: tu credi davvero negli 8 milioni di firme? Non ti sembra un tantino esagerato se si considera il numero di aventi diritto al voto in Italia (meno di 23milioni)?
Berlusconi, in difficoltà oggettiva con gli alleati, ha dovuto fare il 'colpo di teatro': è vero che gli alleati non vanno da nessuna parte senza Forza Italia, ma è anche pur vero che quest'ultima, da sola, non può ambire a niente di concreto. Il nuovo partito è un tentativo per inglobare quella parte di elettorato - di visione centrista e moderata - che non si riconosce in nessun schieramento politico preciso (e che magari una volta vota UDC, un'altra volta FI, un'altra volta ancora l'Udeur o la Margherita).
Berlusconi è consapevole che la sua era è finita: ha aperto le porte ad un nuovo partito (FI è troppo a sua immagine e somiglianza), ha scelto la Brambilla come probabile successore, ha aperto al dialogo...Berlusconi sta preparando tutto per quando si ritirerà a vita privata: gli occorre un Partito che salvaguardi i suoi interessi personali, come ha fatto con Forza Italia sino ad ora e come fece con il PSI nei decenni passati. Negare questo non sarebbe intellettualmente corretto. L'oggettività dei dati parla chiaro.
Il nuovo partito - come giustamente hai osservato anche in riferimento agli altri schieramenti - non diventerà mai maggioritario a causa della disomogeneità che caratterizza il sistema italiano. E il sistema tedesco non risolverà di certo la situazione. Tanto meno il PPE potrà (vorrà) influenzare qualcosa: a livello europeo (e mondiale) l'immagine di Berlusconi è vista molto negativamente (a causa del suo passato non proprio eccelso, e a causa del fallimento del suo governo...e anche qui negare sarebbe un grosso errore storico).
Con questo non voglio assolutamente dire che la sinistra sia molto meglio, anzi. Occorrerebbe una ripulitura definitiva delle nostre classi dirigenti, una maggiore disciplina in materia di cariche e privilegi, una maggiore onestà e trasparenza. Fino a quando l'Italia non risolverà questi problemi sarà difficile parlare di futuro, e ci sarà sempre questo scambio di colpe e responsabilità reciproco che non porta da nessuna parte.
Mi scuso per essermi dilungato.
Saluti dalla Svezia.

Anonimo ha detto...

@Federico

Grazie per il tuo intervento, rispondo a tre cose che hai preso in considerazione: io non so con esattezza quanti siano stati i firmatari della sottoscrizione per tormare al voto certo sono state un gran numero e credo che tutte le iniziative democratiche, di qualsiasi colore, meritano rispetto al di là della propaganda. Sul Pdl che sarebbe chiamato a proteggere gli interessi di Berlusconi, trovo che l'argomento sia un pò superato tanto più che l'accusa può rivolgersi comodamente anche a quell'apparato di potere rappresentato dalla sinistra. Sul legame tra Forza Italia e il PPE questo è saldo ormai da qualche anno e non vedo come il PPE possa disconoscere una iniziativa presa da una delle sue componenti più importanti e che vanno nel senso di un ampio riconoscimento nel proprio alveo politico-ideologico. Grazie ancora e saluti alla Svezia :-)

Anonimo ha detto...

Ciao Luciano e grazie per la risposta. Condivido - stavolta quasi pienamente - le tue parole: anch'io sono per il rispetto di tutte le iniziative democratiche indipendentemente dal colore, ci mancherebbe. E rispetto chiunque abbia firmato per l'iniziativa. Ciò che non mi trova d'accordo è lo stravolgimento dei numeri: sia che lo faccia Berlusconi o Veltroni o chi per loro...ma, concedimelo, Berlusconi con i numeri ci gioca un po' troppo.
Per quanto riguarda 'l'apparato di potere rappresentato dalla sinistra', anche qui sono d'accordo perché sono consapevole del ruolo negativo che alcune 'coop rosse' hanno in Italia; non sono d'accordo su quanto dici a proposito degli interessi di Berlusconi: non credo che si possa mettere in discussione il fatto che alcune leggi del precedente governo mirassero a salvare varie situazioni pendenti dell'ex premier; come non si può negare che le sue aziende abbiano tratto grandissimi vantaggi da alcune leggi. Ma forse hai ragione: ha ormai risolto tutte le beghe che doveva risolvere...
Per il PPE abbiamo evidentemente visioni diverse.
Comunque ripasserò sicuramente dal tuo blog: le idee diverse non devono pregiudicare il dialogo. E mi sembra che tu sia ben disposto a dialogare.
Saluti.

ArabaFenice ha detto...

Ciao Luciano, in tutta franchezza prima di questo stravolgimento per me inatteso (sarà che non sono una acuta osservatrice della politica...) sapevo dove individuare il male minore. Sapevo a chi votare anche se lo facevo turandomi il naso. Ora con questa spaccatura nel centro destra ho le idee molto confuse. col centro non c'entro....e questa apertura la centro non mi piace.