Quanto ha ragione Fausto Carioti quando sul suo blog definisce razziste le aggressioni e le esclusioni forzate subite da alcuni giornalisti e da alcune parlamentari e ministre durante il corteo contro la violenza sulle donne. Quanto ha ragione quando dice che razzismo e intolleranza non sono condannati sempre alla stessa maniera e anzi alle volte hanno una loro patente di democraticità.
Durante la manifestazione indetta sabato scorso a Roma, alla vigilia della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, da alcune associazioni femministe e appoggiata dal Ministero delle Pari opportunità, della Famiglia e della Sanità nonché da oltre 400 organizzazioni tra cui Cgil, Udi, Prc, Arci e Anmesty, due giornalisti ed un fotografo sono stati spintonati e cacciati fuori dal corteo, le deputate di Forza Italia Prestigiacomo e Carfagna sono state “invitate” ad allontanarsi al grido di “fuori i fascisti”, sorte non molto diversa è toccata alle ministre Turco, Melandri e Pollastrini, anche un gruppo di musicisti senegalesi è incorso nelle ire del servizio d'ordine, il palco da dove il tg La7 trasmetteva la diretta dell'evento è stato preso d'assalto mettendo i giornalisti in condizione di non poter proseguire il proprio lavoro.
Se è vero che che a compiere questi atti di inciviltà è stata una minoranza delle partecipanti alla manifestazione (100 mila per le organizzatrici, 40 mila per la questura) è vero anche che l'immagine della manifestazione ne è stata irrimediabilmente compromessa nonostante i tentativi di certa stampa di far passare con indulgenza la violenza razzista, tanto più assurda in una giornata contro la violenza, come l'esuberanza di un drappello di nostalgiche femministe.
Aveva iniziato Liberazione che nel suo supplemento di domenica 18 novembre invitava alla partecipazione alla manifestazione al grido di “Ragazze scateniamoci!” e incitava testualmente a rilanciare il conflitto. Claudia Fusani dalle colonne di Repubblica, all'indomani della manifestazione, in cima al suo articolo ammette a denti stretti che si sono verificati degli incidenti ma rimedia subito descrivendo con malcelato godimento il trattamento riservato alle deputate di Forza Italia: “Poco dopo l'inizio di via Cavour, sul lato sinistro della strada, lungo il marciapiede, svetta l'ex ministro Stefania Prestigiacomo e il collo di pelliccia dell'onorevole Mara Carfagna. Qualcuno dice che sono con i bodygard. I cori si alzano in fretta: "Fuori i fascisti da questo corteo", "La violenza sulle donne non si strumentalizza, sei una fascista non sei una donna". L'ex ministro prosegue dritta, qualche centinaio di metri, faccia tesa”.Il massimo lo raggiunge in ogni caso Salvatore Cannavò, giornalista, deputato di Rifondazione comunista e portavoce di Sinistra critica che esprime solidarietà a quelle donne che hanno respinto le provocazioni delle destre, di quelle deputate che supportano partiti violenti e maschilisti e che pretendono di sfilare per le donne. Eccezionale.
Nonostante le giustificazioni che si cercano di offrire, l'atteggiamento tenuto durante la manifestazione dalle paleofemministe è stato esplicitamente sessista e separatista, in una parola intollerante. Hanno ceduto alla logica del “tutti per uno” che spesso, il più delle volte in maniera infondata, viene da loro attribuito alla destra e secondo la quale per un esponente che sbaglia, paga l'intera categoria. Per quella esigua minoranza di criminali e stupratori di sesso maschile hanno pagato il fotografo e il giornalista aggrediti e i Senegalesi a cui non è stato consentito di suonare. Se è vero che la famiglia è il primo luogo dove si consumano le violenze a danno delle donne che allora si butti a mare l'istituto della famiglia. Un modo di ragionare superficiale e aberrante. A questa logica non risponde la cacciata delle parlamentari, lì è questione di puro odio.
E' stato un peccato non poter assistere ad una manifestazione che, secondo l'elementare buon senso, vedesse sfilare insieme uomini e donne che al di là dell'estrazione politica condannassero insieme la violenza sulle donne. I dati di Istat e Viminale dicono che in Italia 6,5 milioni di donne hanno subito violenza almeno una volta nella vita e che tra i 14 e i 50 anni la violenza è la prima causa di morte o di invalidità. Nell'ultimo anno le vittime sono state un milione 150 mila, il 22% in più rispetto all'anno scorso, il 5,4% del totale delle donne. In 180 sono rimaste uccise. Il 62% dei maltrattamenti, il 68,3% delle violenze sessuali e il 69,7% degli stupri avvengono in casa ad opera del partner o di una persona conosciuta. Solo il 18,2% delle donne abusate considera la violenza subita un reato, solo il 7,2% denuncia. In Italia le vittime di stalking (di atteggiamenti persecutori ossessivi), quasi tutte donne, sono oltre due milioni.
Dati di questa gravità avrebbero preteso durante la manifestazione un atteggiamento del tutto diverso, di valorizzazione del preziosissimo lavoro dei centri antiviolenza e delle associazioni le cui numerose esponenti presenti al corteo hanno condannato gli atti di intolleranza compiuti; di inclusione degli uomini che nella stragrande maggioranza non sono degli stupratori; di inclusione della politica non fosse altro per metterla di fronte alla dimensione del problema e indurla ad intervenire nel merito, ma anche per il cambiamento del quadro culturale ed economico che favorisce la violenza sulle donne; di inclusione della politica per apprezzarne, una volta tanto, i risultati, dalle norme antiviolenza volute nella scorsa legislatura proprio dalla maschilista e fascista Prestigiacomo, al testo contro stalking e omofobia approvato il 14 novembre dalla Commissione Giustizia della Camera, al disegno di legge contro la violenza sulle donne all'esame della stessa Commissione.
Si è preferito invece affidare l'immagine della manifestazione ad una grottesca banda di sessiste impegnate in un nostalgico revival degli anni '70. Peccato.
Durante la manifestazione indetta sabato scorso a Roma, alla vigilia della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, da alcune associazioni femministe e appoggiata dal Ministero delle Pari opportunità, della Famiglia e della Sanità nonché da oltre 400 organizzazioni tra cui Cgil, Udi, Prc, Arci e Anmesty, due giornalisti ed un fotografo sono stati spintonati e cacciati fuori dal corteo, le deputate di Forza Italia Prestigiacomo e Carfagna sono state “invitate” ad allontanarsi al grido di “fuori i fascisti”, sorte non molto diversa è toccata alle ministre Turco, Melandri e Pollastrini, anche un gruppo di musicisti senegalesi è incorso nelle ire del servizio d'ordine, il palco da dove il tg La7 trasmetteva la diretta dell'evento è stato preso d'assalto mettendo i giornalisti in condizione di non poter proseguire il proprio lavoro.
Se è vero che che a compiere questi atti di inciviltà è stata una minoranza delle partecipanti alla manifestazione (100 mila per le organizzatrici, 40 mila per la questura) è vero anche che l'immagine della manifestazione ne è stata irrimediabilmente compromessa nonostante i tentativi di certa stampa di far passare con indulgenza la violenza razzista, tanto più assurda in una giornata contro la violenza, come l'esuberanza di un drappello di nostalgiche femministe.
Aveva iniziato Liberazione che nel suo supplemento di domenica 18 novembre invitava alla partecipazione alla manifestazione al grido di “Ragazze scateniamoci!” e incitava testualmente a rilanciare il conflitto. Claudia Fusani dalle colonne di Repubblica, all'indomani della manifestazione, in cima al suo articolo ammette a denti stretti che si sono verificati degli incidenti ma rimedia subito descrivendo con malcelato godimento il trattamento riservato alle deputate di Forza Italia: “Poco dopo l'inizio di via Cavour, sul lato sinistro della strada, lungo il marciapiede, svetta l'ex ministro Stefania Prestigiacomo e il collo di pelliccia dell'onorevole Mara Carfagna. Qualcuno dice che sono con i bodygard. I cori si alzano in fretta: "Fuori i fascisti da questo corteo", "La violenza sulle donne non si strumentalizza, sei una fascista non sei una donna". L'ex ministro prosegue dritta, qualche centinaio di metri, faccia tesa”.Il massimo lo raggiunge in ogni caso Salvatore Cannavò, giornalista, deputato di Rifondazione comunista e portavoce di Sinistra critica che esprime solidarietà a quelle donne che hanno respinto le provocazioni delle destre, di quelle deputate che supportano partiti violenti e maschilisti e che pretendono di sfilare per le donne. Eccezionale.
Nonostante le giustificazioni che si cercano di offrire, l'atteggiamento tenuto durante la manifestazione dalle paleofemministe è stato esplicitamente sessista e separatista, in una parola intollerante. Hanno ceduto alla logica del “tutti per uno” che spesso, il più delle volte in maniera infondata, viene da loro attribuito alla destra e secondo la quale per un esponente che sbaglia, paga l'intera categoria. Per quella esigua minoranza di criminali e stupratori di sesso maschile hanno pagato il fotografo e il giornalista aggrediti e i Senegalesi a cui non è stato consentito di suonare. Se è vero che la famiglia è il primo luogo dove si consumano le violenze a danno delle donne che allora si butti a mare l'istituto della famiglia. Un modo di ragionare superficiale e aberrante. A questa logica non risponde la cacciata delle parlamentari, lì è questione di puro odio.
E' stato un peccato non poter assistere ad una manifestazione che, secondo l'elementare buon senso, vedesse sfilare insieme uomini e donne che al di là dell'estrazione politica condannassero insieme la violenza sulle donne. I dati di Istat e Viminale dicono che in Italia 6,5 milioni di donne hanno subito violenza almeno una volta nella vita e che tra i 14 e i 50 anni la violenza è la prima causa di morte o di invalidità. Nell'ultimo anno le vittime sono state un milione 150 mila, il 22% in più rispetto all'anno scorso, il 5,4% del totale delle donne. In 180 sono rimaste uccise. Il 62% dei maltrattamenti, il 68,3% delle violenze sessuali e il 69,7% degli stupri avvengono in casa ad opera del partner o di una persona conosciuta. Solo il 18,2% delle donne abusate considera la violenza subita un reato, solo il 7,2% denuncia. In Italia le vittime di stalking (di atteggiamenti persecutori ossessivi), quasi tutte donne, sono oltre due milioni.
Dati di questa gravità avrebbero preteso durante la manifestazione un atteggiamento del tutto diverso, di valorizzazione del preziosissimo lavoro dei centri antiviolenza e delle associazioni le cui numerose esponenti presenti al corteo hanno condannato gli atti di intolleranza compiuti; di inclusione degli uomini che nella stragrande maggioranza non sono degli stupratori; di inclusione della politica non fosse altro per metterla di fronte alla dimensione del problema e indurla ad intervenire nel merito, ma anche per il cambiamento del quadro culturale ed economico che favorisce la violenza sulle donne; di inclusione della politica per apprezzarne, una volta tanto, i risultati, dalle norme antiviolenza volute nella scorsa legislatura proprio dalla maschilista e fascista Prestigiacomo, al testo contro stalking e omofobia approvato il 14 novembre dalla Commissione Giustizia della Camera, al disegno di legge contro la violenza sulle donne all'esame della stessa Commissione.
Si è preferito invece affidare l'immagine della manifestazione ad una grottesca banda di sessiste impegnate in un nostalgico revival degli anni '70. Peccato.
2 commenti:
La violenza e' solo un pretesto per scagliarsi contro la famiglia, il padre e i maschi in generale.
Anzi, considerando che i dati sulla violenza escludono a priori e volutamente le vittime maschili di violenze femminile (vedi la metodologia dell'indagine ISTAT commissionata dalla Pollastrini), viene il sospetto che le accuse antimaschili e i dati manipolati siano un pretesto per dare la stura alla violenza dei media e dei tribunali per sfasciare la famiglia. Il vero obbiettivo delle femministe (e di certe lobby a cui fa comodo distruggere la famiglia per incrementare i consumi e rendere i cittadini piu' deboli e malleabili).
http://visionimarziane.blogspot.com/2007/11/stop-alla-propaganda-di-odio.html
http://visionimarziane.blogspot.com/2007/11/contro-la-violenza-sui-bambini.html
Sarà stato sicuramente uno spettacolo molto triste. Ho la netta impressione che molto spesso le manifestazioni siano vissute come pretesto per fare baldoria. Se si fosse creduto davvero nella causa delle donne, si avrebbe accettato qualsiasi donna, come giustamente dici, e anche gli uomini che credono che alle donne si debba rispetto.
Non mi sono mai piaciute le femministe, perché io sono per la diversità non per l'uguaglianza. Sono per l'uguaglianza delle opportunità, non per il voler dimostrare a tutti costi che siamo in grado di fare anche lavori che richiedono una certa forza fisica che non abbiamo.Che le opportunità siano uguali per tutti e poi in base alla nostra diversa natura sapremo cogliere delle oppornità meglio di altre.
Resto inolre dell'idea che il miglior modo per ottenere rispetto per una donna, sia con l'impegno quotidiano e i traguardi della propria esistenza.
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