lunedì 15 ottobre 2007

PD: difetti congeniti e rognosissime gatte da pelare

Intanto c’è da stare allegri. Archiviata questa farsa delle cosiddette primarie dall’esito già scritto non dovremo più sorbirci i candidati alla segreteria del Partito Democratico che imperversavano ovunque nelle ultime settimane, usciremo da quel clima vagamente sovietico che ha consentito l’uso delle sedi pubbliche come seggi e che ha portato l’Autorità garante nelle comunicazioni ad invitare le emittenti radiotelevisive pubbliche e private e i fornitori di contenuti in ambito nazionale a riservare adeguati spazi all’argomento dello svolgimento delle elezioni primarie del Partito Democratico come se si trattasse di una questione di interesse nazionale e non di una semplice iniziativa di partito.
Il risultato è stato il seguente: come da copione Walter Veltroni è stato eletto segretario con il 75,6%, seguono Rosy Bindi ferma al 14%, Enrico Letta al 10,1%, agli outsider Gawronski e Adinolfi solo briciole. Se il dato non si sgonfia con il passare del tempo come fu per i 4 milioni che votarono per Prodi alle primarie, anche quelle dall’esito imprevedibilissimo, del 2005 e se è valso davvero il principio “una testa un voto” a votare ci sarebbero andati 3,3 milioni di persone. Questo significa che Veltroni esce dalla formalità delle primarie come un segretario forte, cosa che avrà certamente ripercussioni su un governo sull’orlo del baratro.
Ma vado per ordine. Qualche giorno fa leggevo una vignetta sul PD nella quale un personaggio diceva all’altro “Abbiamo il leader!” e l’altro rispondeva “Ora serve solo il partito…” ebbene l’impressione che si ha del Partito Democratico è proprio questa, un partito frutto di una fusione a freddo tra apparati che rinunciano alla propria identità per formare un soggetto che non si sa bene né che cos’è né cosa farà. Cercherò di spiegare questo mio punto di vista in 5 punti:

1 – LA SEMPLIFICAZIONE. Il Partito Democratico all’origine doveva essere una forza in cui sarebbero dovute confluire tutte le anime riformiste del centro sinistra, ma col passare del tempo in una strana sindrome da “dieci piccoli indiani” si sono defilati prima lo SDI di Boselli, che con DS e Margherita formava il cosiddetto triciclo, poi, dopo l’ultimo congresso DS, il correntone di Mussi e Salvi si è chiamato fuori fondando Sinistra Democratica, quando a luglio si sono presentate le candidature a segretario del PD è stata cortesemente sbattuta la porta in faccia a Pannella e Di Pietro ammantando di ragioni procedurali una questione eminentemente politica, poi è stata la volta della dolcissima Luciana Sbarbati leader dei Repubblicani Europei che si è illusa di andarsene quando invece l’avevano solo dimenticata, da ultimi sono fuoriusciti gli eretici Bordon e Manzione che hanno dato vita a Unione Democratica e il senatore Dini che ha presentato alcuni giorni fa i suoi Liberal Democratici. Meno male che il PD doveva semplificare il quadro politico. Quello che è rimasto di DS e Margherita confluisce nel nuovo soggetto che ha una forte impronta verticistica da oggi ancora più forte se si considera che Veltroni è un uomo delle oligarchie e il suo vice Franceschini è un mariniano di ferro.

2 – LE REGOLE. Con le primarie di ieri oltre al segretario nazionale si eleggevano anche i segretari e le assemblee regionali e l’assemblea costituente nazionale. I componenti di queste ultime sono stati eletti con il metodo delle liste bloccate cioè quello della tanto vituperata legge elettorale vigente. Per quanto riguarda l’assemblea costituente nazionale i membri saranno circa 2800…un numero esorbitante di persone chiamate a stabilire regole, criteri, principi e valori fondamentali del partito. Tralasciando il fatto che dubito fortemente che un consesso simile riuscirà a deliberare qualcosa se non eleggendo a sua volta un comitato più ristretto, è singolare che l’elezione della costituente sia avvenuta contestualmente a quella del segretario per due ragioni, la prima è che le liste presentatesi hanno dovuto confrontarsi non su un programma o su differenti valutazioni politiche ma solo sul sostegno a questo o a quel candidato, la seconda ragione è che all’assemblea costituente è stata tolta la possibilità di eleggere al proprio interno il segretario o di dettare le regole per la sua elezione poiché quel contestatissimo, lottizzato e gerontocratico organo che va sotto il nome di comitato dei 45 aveva già disposto come, quando e perché l’elezione del segretario doveva avere luogo. L’assemblea costituente nasce così mutilata, privata di quella che sarebbe stata una sua fondamentale prerogativa.

3 – I PROGRAMMI. Il vero punto debole del nuovo partito è il programma. In questi mesi abbiamo sentito che il Partito Democratico sarebbe stato nuovo, aperto, coraggioso, fatto di donne e uomini, all’insegna della libertà e dei valori. Al di là delle ovvietà e degli slogan ormai logori, la finta battaglia si è giocata quasi esclusivamente sull’identità personale dei candidati, sul loro retroterra politico più che su uno specifico profilo programmatico. Chi conosce la differenza tra il programma di Letta e quello della Bindi? Abbiamo mai visto i candidati fronteggiarsi e scontrarsi se non su questioni regolamentari e procedurali? Tutto si è ancora una volta giocato solo sui personalismi. Quindi visto che il PD si annuncia sempre più come partito del leader e il leader da oggi è Veltroni proviamo a vedere che cosa ha detto. Se non consideriamo per il momento tutte le volte che è intervenuto per dire che avrebbe agito in maniera differente dal governo o per dire cose sibilline come sostengo il referendum ma non firmo, o fantasiose come l’azzeramento del debito con una gigantesca alienazione del patrimonio dello Stato, Veltroni ha giocato la sua campagna per le primarie sulle riforme istituzionali (maggiori poteri al presidente del Consiglio, riduzione del numero dei parlamentari, fine del bicameralismo perfetto), sulla necessità di un fisco più equo, sul rilancio delle infrastrutture, sulla questione della sicurezza. Insomma una serie di proposte tutte già scritte o peggio, come la riforma costituzionale, realizzate dal centro-destra e avversate ferocemente dal centro-sinistra nella passata legislatura, e che oggi vengono indicate come assolute novità. La scomposizione post-ideologica realizzata dal Partito Democratico rischia di nascere senz’anima e senza prospettiva se la tattica è quella di scippare le idee agli avversari per ingraziarsi il voto moderato e fondare un partito su quello che è a malapena un programma di Governo.

4 – LE ALLEANZE. Dunque se la posizione di Veltroni, tanto o poco che sia, è quella tratteggiata, se il padre nobile del Partito Democratico, Michele Salvati, scrive un libro come Il Partito Democratico per la rivoluzione liberale, che fa il paio con quello di Alberto Alesina e Francesco Giavazzi Il liberismo è di sinistra, entrambi testi che in qualche modo indicano la via da percorrere per la sinistra riformista, si apre il mastodontico problema delle alleanze. Veltroni sarà chiamato a muoversi su un crinale molto pericoloso. Se vuole realizzare almeno qualcuna delle sue proposte e non fare la fine di Prodi dovrà rinunciare all’alleanza con i settori più conservatori della sinistra massimalista ma dovrà tentare, al tempo stesso, di limitare i danni perdendo il minor numero possibile di consensi. Una prova non da poco.

5 – IL RAPPORTO CON PRODI. L’accelerazione voluta da Prodi sulla strada del Partito Democratico è stata l’ultima carta giocata per far risalire la popolarità del suo governo contando sull’effetto novità oltre che sull’effetto Veltroni. L’esperimento è fallito e ora l’elezione di un segretario forte rischia di essere addirittura letale per il premier. Durante la campagna per le primarie Veltroni non si è fatto sfuggire l’occasione di distinguersi dal governo, ha detto che nei panni di Prodi avrebbe agito diversamente prediligendo le terapie d’urto alle soluzioni mediate, all’elogio delle tasse di Padoa Schioppa ha risposto che bisognava diminuire la pressione fiscale. E’ arrivato anche a toccare quello che Prodi ha di più caro: le poltrone. Ha suggerito il dimezzamento dei ministri e dei sottosegretari, ricevendo le risposte piccate della più governativa dei suoi avversari alla segreteria del PD che gli ha risposto parli solo per dire ciò che dovrebbe fare il governo e poi quella dello stesso Prodi che lo ha zittito. Nonostante questo la figura di Veltroni sarà sempre più quella di un premier ombra pronto a dimostrare che un centro-sinistra migliore e più efficiente è possibile. Per molti Veltroni non rimarrà a farsi logorare avallando le scelte e le posizioni di un governo ormai al capolinea, per molti chiederà la verifica subito dopo l'approvazione della finanziaria, per molti altri il suo vero obiettivo sono le elezioni anticipate, quel “reset” che il senatore DS Giorgio Tonini, ritenuto il suo principale ghost-writer, ha già evocato.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

"usciremo da quel clima vagamente sovietico.."

Vagamente?
Un saluto

gianmario mariniello ha detto...

Questo Pd è nato vecchio: nulla di nuovo. E' il vecchio compromesso storico!

ArabaFenice ha detto...

Una analisi molto attenta e chara. Anche se non informatissima come te mi sento abbastanza d'accordo con te. E condivido i precedenti commenti

Anonimo ha detto...

Romano Prodi in groppa al suo cavallo Furio sta
aspettando il verde per attraversare la strada, quando una bambina su una bicicletta nuova di zecca si ferma accanto. "Bella bici!!" dice il premier "te l'ha portata Babbo Natale?"
la bimba risponde "Certo che me l'ha regalata lui"
Dopo aver scrutato la bicicletta, il presidente del consiglio Prodi consegna nelle mani della piccina una multa da 5 euro dicendo:
"La prossima volta digli a Babbo Natale di mettere sulla bicicletta
una luce posteriore!!!".
La bambina, per nulla intimorita, lo guarda e
gli dice: "Bel cavallo, signore. Gliel'ha portato Babbo Natale?"
"Certo che me lo ha portato lui" risponde Prodi con aria stupita e
divertita. e la bimba: "Allora la prossima volta dica a Babbo Natale
che i coglioni vanno sotto il cavallo, non sopra".


P. S.: Tutte le persone che ricevono la presente comunicazione hanno l'obbligo civile e morale di trasmetterla Non sia mai che qualcuno lo votasse di nuovo.

Anonimo ha detto...

Sarebbe auspicabile che anche a destra si cerchi di diminuire i partiti e farne uno solo. Aggiungo di piu': sarebbe auspicabile che anche li si voti il leader e che la si smetta di riproporre il quasi 70enne homo ridens. Non si puo' chiedere agli altri il rinnovamento ed in casa propria invece va sempre bene lo stesso.